Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



mercoledì 6 aprile 2016

La vocazione

Che cosa s'intende per «vocazione»? Oggi sembra che per qualsiasi cosa ci sia una vocazione: vocazione alla vita, vocazione al battesimo, vocazione al matrimonio, vocazione a svolgere un determinato lavoro o una attività di volontariato, e così via. Si tratta di un uso linguistico impostosi nelle lingue germaniche in seguito alla Riforma protestante, per cui Beruf in tedesco designa tanto la professione, quanto la vocazione (e su questo, com'è noto, ha prodotto riflessioni di grande importanza Max Weber). Ci sono quindi ragioni serie che giustificano questo uso ma, a mio avviso, parlare da luterani vivendo nella chiesa cattolica non aiuta a chiarire le idee.

In ambito cattolico, il termine vocazione è stato generalmente riservato alle cosiddette vocazioni di speciale consacrazione. Ciò che è caratteristico della vocazione tradizionalmente (e biblicamente) intesa è una chiamata a uscire dal «mondo» per entrare in una relazione specifica con Dio, cioè esattamente quella relazione che prevede il distacco dal mondo. Si obietterà che questa è la condizione del battezzato come tale, in quanto è la fede che «demondanizza», e che pertanto la vocazione cristiana è fondamentalmente quella battesimale.  Tuttavia, storicamente l'uscita dal mondo derivante dalla fede ha dato luogo a stati di vita (battesimale) diversi.

La differenza fondamentale consiste nel fatto che il battesimo non cambia esternamente la vita della persona battezzata, che può essere in tutto simile a quella dei non battezzati (cfr. Lettera a Diogneto), mentre la vocazione in senso stretto ha come conseguenza un cambiamento di stato di vita: si lascia quello che si ha (casa, famiglia, lavoro, conto in banca, progetti per le vacanze, ecc.) e ci si mette in cammino. Verso dove? Innanzitutto verso il deserto, cioè verso una solitudine celibataria e verginale, abitata solo da Gesù Cristo. Successivamente e generalmente anche verso una comunità di persone che hanno la medesima vocazione e che ti sono donate come la tua nuova famiglia.

Come nasce una vocazione così concepita? Non c'è che una risposta: da una vera, forte esperienza di rapporto con Gesù Cristo, la quale naturalmente può essere vissuta in molti modi diversi, tanti quante sono le storie e le psicologie degli uomini.

Come si fa a riconoscere che si tratta proprio di vocazione in senso stretto? Non esiste, credo, una sintomatologia infallibile e le illusioni sono non meno frequenti e rischiose dei misconoscimenti. Di certo, la vocazione non ha a che fare col fervore religioso e con la devozione, che sono esperienze superficiali e temporanee. Ha a che fare con lo strato più profondo della persona. Spesso la difficoltà di riconoscere la vocazione coincide con la difficoltà di conoscersi in profondità e di sapersi liberare da una serie di condizionamenti, il più tenace dei quali in genere è quello che deriva dalla nostra presunta ricchezza materiale e ancor più morale e spirituale. Ma  la grazia di Dio sa essere sapientemente demolitrice, quando è effettivamente all'opera.

Quindi lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, senza paure, fidiamoci pienamente di Lui!


Novena a san Michele arcangelo

Dal 28 aprile al 7 maggio



(Indulgenza parziale quotidiana e plenaria alla fine)

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Com’era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

INNO

Te, o splendore e virtù del Padre, Te, o Gesù, vita dei cuori, noi lodiamo fra gli Angeli che pendono dal labbro tuo. Sotto di Te una schiera forte di migliaia di duci milita, ma in segno di salvezza, Michele vittorioso spiega la Croce. Egli spinge il fiero capo del dragone nei profondi abissi, e il duce con i ribelli dalla rocca celeste fulmina. Contro il capo della superbia seguiamo questo Principe, affinché dal trono dell’Agnello ci sia data la corona di gloria. A Dio, Padre sia gloria, che Colui che redense il Figlio e lo Spirito Santo unse, li custodisce per mezzo degli Angeli. Così sia. Al cospetto degli Angeli canterò a Te, Dio mio. Ti adorerò nel tempio Santo tuo e loderò il Nome tuo. PREGHIAMO: Concedi, Onnipotente Dio, che col patrocinio di San Michele Arcangelo, camminiamo sempre verso il cielo e siamo aiutati nel cielo dalle preghiere di Colui del quale in terra predichiamo la gloria. Per Cristo nostro Signore. Così sia.

PRIMA GRAZIA Ti domandiamo, o Arcangelo San Michele, insieme col Principe del primo Coro dei Serafini, che Tu voglia accendere il nostro cuore con le fiamme del santo amore e che per mezzo tuo possiamo spregiare i lusinghieri inganni dei piaceri del mondo. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

SECONDA GRAZIA Ti chiediamo umilmente, o Principe della celeste Gerusalemme, insieme col Capo dei Cherubini, che ti ricordi di noi, specialmente quando saremo assaliti dalle suggestioni del nemico infernale, così col tuo aiuto, divenuti vincitori di satana, facciamo di noi stessi un intero olocausto a Dio nostro Signore. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

TERZA GRAZIA Devotamente ti supplichiamo, o invitto Campione del Paradiso, che insieme con Principe del terzo Coro, cioè dei Troni, non permetti che noi, tuoi fedeli, siamo oppressi degli spiriti infernali, né da infermità. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

QUARTA GRAZIA Umilmente in terra prostrati Ti preghiamo, o nostro primo ministro della Corte dell’Empireo, che insieme col Principe del quarto Coro, cioè delle Dominazioni, difendi il Cristianesimo, in ogni sua necessità, ed in particolare il Sommo Pontefice, aumentandolo di felicità e grazia in questa vita e gloria nell’altra. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

QUINTA GRAZIA Ti preghiamo, o santo Arcangelo, che insieme col Principe del quinto Coro, cioè delle Virtù, Tu voglia liberare noi tuoi servi, dalle mani dei nostri nemici sia occulti come palesi; liberaci da falsi testimoni, libera dalle discordie questa Nazione ed in particolare questa città da fame, peste e guerra; liberaci anche da folgori, tuoni, terremoti e tempeste, cose che il drago dell’Inferno è solito provocare a nostro danno. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

SESTA GRAZIA Ti scongiuriamo, o Conduttore delle Angeliche squadre, e ti preghiamo insieme col Principe, che tiene il primo luogo fra le Potestà le quali costituiscono il sesto Coro, anche tu voglia provvedere alle necessità di noi tuoi servi, di questa Nazione, ed in particolare, di questa città, con il dare alla terra la fecondità desiderata e la pace e la concordia tra i governanti cristiani. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

SETTIMA GRAZIA Ti chiediamo, o Principe degli Angeli Michele, che insieme col capo dei Principati del settimo Coro, Tu voglia liberare noi tuoi servi e tutta questa Nazione ed in particolare questa città dalle infermità fisiche e molto più da quelle spirituali. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

OTTAVA GRAZIA Ti supplichiamo, o Santo Arcangelo, che insieme col Principe degli Arcangeli dell’ottavo Coro e con tutti i nove Cori, Tu abbia cura di noi in questa vita presente e nell’ora della nostra agonia e quando saremo per esalare l’anima, così, sotto la tua protezione, rimanendo vincitori di satana, giungiamo a godere la divina Bontà con Te, nel Santo Paradiso. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

NONA GRAZIA Ti preghiamo finalmente, o gloriosissimo Principe e difensore della Chiesa militante e trionfante, che Tu voglia, in compagnia del capo degli Angeli del nono Coro, custodire e patrocinare i tuoi devoti e noi con tutti i nostri familiari e tutti quelli che si sono raccomandati alle nostre preghiere, affinché con la tua protezione, vivendo in modo santo, possiamo godere Dio insieme con Te e tutti gli Angeli per tutti i secoli dei secoli. Così sia. Pater, 3 ave. San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.

Un Padre Nostro a San Michele, uno a San Gabriele, uno a San Raffaele e uno al nostro Angelo Custode.

Prega per noi, beatissimo Michele, principe di Dio. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

PREGHIAMO Onnipotente ed Eterno Dio, che nella tua somma bontà assegnasti in modo mirabile l’Arcangelo Michele come gloriosissimo Principe della Chiesa per la salvezza degli uomini, concedi che con il suo salvifico aiuto meritiamo di essere efficacemente difesi di fronte a tutti i nemici in modo che, al momento della nostra morte, possiamo essere liberati dal peccato e presentarci alla tua eccelsa beatissima Maestà. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

domenica 3 aprile 2016

Film completo di Santa Faustina

Link delle suore della Divina Misericordia

Link delle suore della Divina Misericordia

https://www.faustyna.pl/zmbm/it/festa-della-divina-misericordia/










Domenica della Divina Misericordia

Domenica della Divina Misericordia


"Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L'Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa." (Gesù a S. Faustina)



E' la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia". Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.
La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore". Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: "Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre".
La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che "elargirà grazie di ogni genere".
Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
- che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
"Sì, - ha detto Gesù - la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta".
La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
- "In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" - ha detto Gesù. Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: "la remissione totale delle colpe e castighi". Questa grazia - spiega don I. Rozycki - "è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). E' essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo". E' chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia". La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la confessione - come dice don I. Rozycki - può essere fatta prima (anche qualche giorno). L'importante è non avere alcun peccato.
Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia. Infatti ha detto che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia", poiché‚ "in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto". Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle grazie che Gesù ha preparato per la festa;
- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le grazie salvificanti, ma anche benefici terreni - sia alle singole persone sia ad intere comunità;
- tutte le grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia.
Questa grande ricchezza di grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.
Numerosi sono stati gli sforzi di don M. Sopocko affinché‚ questa festa fosse istituita nella Chiesa. Egli non ne ha vissuto però l'introduzione. Dieci anni dopo la sua morte, il card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i vescovi di altre diocesi in Polonia.
Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.


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venerdì 1 aprile 2016

I Doni dello Spirito Santo

I doni dello Spirito Santo sono tradizionalmente sette perchè sette è uno dei numeri simbolici della Bibbia che rappresenta molte cose, ma essendo essi un regalo che Dio ci fa possono essere infiniti.…

Consiglio
Il dono del consiglio ci aiuta a scoprire il progetto d’amore che Dio ha su di noi e la strada giusta per realizzarlo. Questo dono agisce in noi in due modi: ci fa diventare consiglieri per gli altri, in particolare rendendoci in grado di trasmettere le nostre esperienze di fede, ma ci fa anche riconoscere bisognosi di consigli nelle quotidiane scelte che la vita ci mette davanti, ovviamente attraverso la preghiera.

Fortezza
È il dono del coraggio, della costanza, della tenacia: uno scrittore dei primi secoli del Cristianesimo paragonava lo Spirito Santo all’allenatore e l’allenatore, si sa, prepara alla fatica. Anche questo dono ha due dimensioni, quella passiva ci aiuta a resistere agli attacchi del male, mentre quella attiva è la forza d’attacco per vincere il male con il bene. Alcuni ideali propostici dal Vangelo sembrano irraggiungibili, per questo se vogliamo davvero viverli, dobbiamo essere umili e chiedere l’aiuto dello Spirito Santo tramite il dono della Fortezza.

Intelletto
Il dono dell’Intelletto ci aiuta a non essere superficiali, ma ad arrivare al cuore delle cose. Questo dono può agire in diversi modi:può darci la capacità di conoscere noi stessi e affrontare coscientemente ciò che in noi non va, oppure di conoscere e capire a fondo gli altri, ma può essere anche l’intelligenza spirituale per leggere la Bibbia fra le righe e ricavarne un nutrimento di vita. E’ il dono della “profondità” contro la “superficialità”, dell’”essere” contro l’”apparire”…

Pietà
Il nome di questo dono non ha nulla a che fare con il senso negativo che gli attribuiamo noi oggi ma è strettamente legato al termine latino “pietas”, l’amore famigliare tra i genitori e i figli.
La Pietà è il dono che ci aiuta a credere sul serio che Dio è Padre e ci ama, ci dà forza, pace e gioia. Il dono della Pietà porta a fidarci di Dio con lo stesso abbandono di un bambino che si sente sicuro tra le braccia di papà e mamma anche quando è sospeso sul vuoto.



Sapienza
La Sapienza è il dono che ci concede il gusto della conoscenza del creato e quindi del suo Creatore, Dio, per conoscerlo e amarlo. Essa ci aiuta soprattutto a saper distinguere il bene dal male. La Sapienza può nascere in noi solo come dono di Dio perchè ha Dio come origine e come fine: Dio ama me, io amo Dio. E’ questa una relazione che non nasce dalle nostre forze, ma che c’è stata regalata!

Scienza
Questo dono può essere espresso anche col termine “conoscenza” che nella Bibbia significa anche “amare”. Chi ama capisce meglio, capisce prima, capisce di più. Il dono della Scienza insegna ad amare una persona se la si vuole capire e anche Dio lo si comprende solo amandolo. Mentre nel nostro linguaggio “scienza” significa conoscenza umana di tipo tecnico, mediante la quale si arriva a dominare il mondo, nel linguaggio biblico “Scienza” è la capacità di conoscere il mondo, senza dominarlo, ma, al contrario, riconoscendo Dio come Creatore. Scienza dunque è la luce per vedere nelle cose e nelle persone la bellezza e la potenza di Dio, ma è anche la conoscenza che scaturisce dall’amore: il cuore che ama comprende più della mente. Il cuore si apre alla fiducia in Dio e accetta anche ciò che non si capisce (prove e dolore).

Timor di Dio
Il dono del Timore ci fa diventare consapevoli della grandezza di Dio, Egli è buono, ma è anche forte e potente. A lui si devono rispetto e ubbidienza: Dio non si può prendere in giro. Il Timor di Dio ci è donato anche per ricordarci che non possiamo fare sempre quello che ci pare e piace perchè non siamo noi i padroni del bene e del male, quindi non possiamo far diventare giusto ciò che è ingiusto, lecito ciò che è illecito. Timor di Dio non è affatto paura di Dio, ma è rispetto e stima verso di Lui, se ci può essere sfumatura di paura deve essere quella di perdere Dio o di offenderlo. Il Timor di Dio mira inoltre a ricordarci un dovere molto importante: il dovere di non dire stupidaggini su di Lui.


LA VIRTU' DELLA PAZIENZA

Quando tutto va per il meglio, è semplice essere pazienti. Il vero test sulla nostra pazienza, avviene quando i nostri diritti son violati, quando ad esempio una macchina ci taglia la strada, quando veniamo trattati ingiustamente, quando il nostro collega deride la nostra fede. Alcuni pensano che hanno tutto il diritto di perdere la pazienza quando vengono provocati. L’impazienza viene interpretata come una santa rabbia. Al contrario la Bibbia loda la pazienza come un frutto dello Spirito, (Galati 5:22), che dovrebbe far parte del carattere di ogni credente, (1 Tessalonicesi 5:14). La pazienza dimostra la nostra fede nell’onnipotenza, nell’amore e nei tempi di Dio.

Molti considerano la pazienza come un’aspettare passivo o come una tolleranza gentile. In realtà la parola greca per pazienza significa “ attivo” ed ha sfumature di significato molto forti. Considera per esempio Ebrei 12:1:” Consideriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta“. Si può correre una gara in maniera passiva? Ovviamente no! Dunque la parola “pazienza” significa “resistenza”. Un cristiano corre la gara pazientemente, perseverando attraverso le difficoltà. Nella Bibbia la pazienza non è altro che perseverare per raggiungere un obiettivo, attraversando le difficoltà o aspettando che una promessa venga mantenuta.

La pazienza non cresce in una notte. La Potenza di Dio è fondamentale per lo sviluppo della pazienza. In Colossesi 1:11 vi è scritto che Egli ci rinforza con grande resistenza e pazienza, mentre in Giacomo 1:3-4 siamo incoraggiati a ricordare che le difficoltà sono il suo modo per perfezionare la nostra pazienza. La nostra pazienza cresce e si rafforza, riposando in Dio, nella Sua volontà, nei Suoi tempi ed anche di fronte a persone malvage, che hanno successo nelle loro malvagità, (Giacomo 5:7-8). “Il Signore è buono a coloro che sperano in Lui, e a colui che lo cerca”, Lamentazioni 3:25.

Nella Bibbia vi sono molti esempi di persone che hanno avuto pazienza nel loro cammino con Dio. Giacomo ci indica i profeti, come un esempio di pazienza di fronte alle sofferenze, (Giacomo 5:11). Abramo aspettò pazientemente e ricevette ciò che gli era stato promesso, (Ebrei 6:15). Gesù ci mostra resistenza e pazienza, “Fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio”, Ebrei 12:2.

Dobbiamo ringraziare Cristo. Solitamente la nostra prima reazione è:” perchè io?”, ma la Bibbia ci esorta a gioire nella sua volontà, ( Filippesi 4:4, 1 Pietro 1:6). Inoltre dobbiamo comprendere i suoi scopi per noi. A volte ci mette in difficoltà, così che possiamo esserne testimoni. Altre volte permette sofferenze, per santificare il nostro carattere. Ricordandoci che la sofferenza è per la nostra crescita. In più dobbiamo anche ricordare la sua promessa in Romani 8:28, in cui ci vien detto che “tutte le cose cooperano per il bene di coloro che lo amano e che son stati chiamati secondo il suo scopo”. Tutte le cose comprende anche le difficoltà.

La prossima volta che sei bloccato nel traffico, che sei tradito da un amico, come risponderai? La risposta naturale sarebbe l’impazienza che porta allo stress, alla rabbia ed alla frustrazione. Loda Dio perchè in Lui siamo nuove creature, “ Se dunque uno è in Cristo egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). Abbiamo la sua Potenza che ci aiuterà a mettere in pratica la pazienza e a confidare in Lui. “ Vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità”, Romani 2:7.


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