Blog Religioso

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domenica 21 febbraio 2016

La domenica giorno del Signore

L’Eucaristia insegna e abilita a vivere da cristiani


1. Eucaristia ‐ Comunione ‐ Comunità. 
2. L'eucaristia fa la domenica, il Giorno del Signore. 
3. All'eucaristia il Signore dialoga con noi.
4. All'eucaristia per dire “Grazie!”
5. L'eucaristia è Corpo e Sangue di Gesù Cristo. Per noi. 
6. L'eucaristia è Comunione. 
7. Come accostarsi all'eucaristia.


EUCARISTIA – Comunione - Comunità


Cosa vuol dire ricevere la “comunione”: il rischio è che la si riduca a una cerimonia, a un momento che passa, dopo il quale tutto è finito. Potremmo dire che lo scopo di tutti gli incontri con il Signore – tra genitori, in famiglia con i bambini, in Parrocchia – è cercar di comprendere cosa vuol dire “comunione”. Non è un andar a prendere una particola ma è molto di più. E’ un’esperienza unica personale, che bisogna insegnare ai nostri bambini, l'importanza della presenza reale e viva di Gesù, nell'eucaristia, di parlagli una volta ricevuto, ringraziarlo di tutti i suoi doni.




L'EUCARISTIA fa la domenica, il Giorno del Signore



Tutti i giorni si celebra l’Eucaristia: ovviamente vi partecipa chi può e ne sente l’importanza. Ma c’è un giorno in cui tutta la Chiesa si raduna per questa celebrazione: la Domenica, la Festa; tanto che la Chiesa, nel corso di questi 2000 anni, ne ha fatto addirittura un precetto: ciò vuol dire che partecipare all'Eucaristia in quel giorno è di importanza fondamentale per i cristiani. Perché mai? come si è arrivati a dare così tanta rilevanza a quel giorno particolare? Quella di far festa ogni sette giorni è un’abitudine che noi cristiani abbiamo preso dal popolo della Bibbia: quel popolo (gli ebrei) faceva festa il Sabato (come ancor oggi, del resto). Noi cristiani siamo per così dire “innestati” su quel popolo, su quel ceppo: certi motivi ideali, vissuti dal popolo della Bibbia, fanno parte anche della nostra esperienza di fede.
Noi abbiamo la domenica, in quanto Gesù risorge in questo giorno. Quindi oggi deve essere un giorno di gioia, non si lavora, ma è dedicato al riposto e alla preghiera e il stare insieme alla famiglia.




 All'eucaristia il Signore dialoga con noi



Il fatto è che l’Eucaristia è molto di più che un rito o una cerimonia. E’ fatta di vari momenti,  i quali ci invitano ad assumere atteggiamenti di vita. Per cui, prepariamoci bene nel ricevere la Santa Comunione e lasciamoci  educare dallo Spirito che ci guidi lungo le nostre giornate.
Gesù, e lì nell'Eucaristia, si fa mangiare da noi per nutrirci di Lui, e trasformarci in Lui, lasciamo che questo processo di trasformazione avvenga nei tempi e modi che Dio ha deciso per ciascuno di noi, e la gioia non avrà più limiti, come San Paolo "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me, E Cosi sia.






All'eucaristia per dire “Grazie!”




“Eucaristia” è un nome che vuol dire “ringraziamento”: atto di ringraziamento. 
Dopo la Liturgia della Parola (le letture della Bibbia, il vangelo…) segue la Liturgia della mensa o, più semplicemente, Eucaristia: si portano doni all’altare, si presentano al Signore con parole di riconoscenza, di gratitudine: “Benedetto sei tu, Signore, che ci hai dato questo pane e questo vino…Benedetto nei secoli il Signore! – Rendiamo grazie al Signore nostro Dio! E’ cosa buona è giusta! Sì, è veramente cosa buona e giusta ringraziare…”. E non è tanto questione di parole o di frasi con le quali rispondere alla Messa, quanto di sentimenti. E i sentimenti occorre suscitarli, educarli, a cominciare proprio da quello della riconoscenza. Saper dire grazie non è solo questione di buona educazione: è molto di più. 












 L'eucaristia è Corpo e Sangue di Gesù Cristo. Per noi


L’ultima cena che ha fatto Gesù con i suoi apostoli era una “cena pasquale” di questo genere. L’ha fatta preparare con cura, dopo aver cercato un luogo adatto (che da quella sera sarà chiamato “cenacolo”); ha seguito il rituale che ogni famiglia ebrea conosceva: su quella mensa c’era pane azzimo e vino. E’ proprio durante quella cena che Gesù ha fatto per la prima volta ciò che chiamiamo “Eucaristia”: … prese il pane, e rese grazie lo spezzò e lo diede loro, dicendo: 

"Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi" » (Lc 22,7-20).



Ricordiamoci sempre di fare la pausa di ringraziamento subito dopo aver ricevuto la Santa Eucaristia, parliamo con Gesù adorniamo il nostro cuore chiamando prima di riceverlo chiedendo alla Madonna e a tutti i Santi e Angeli e Arcangeli del cielo di venire nel nostro cuore per renderlo come il cielo per Gesù sacramentato, che stiamo per ricevere nella comunione. E durante le nostre giornate ricordiamoci ogni tanto di recitare delle semplici giaculatorie, come: Gesù io confido in Te; Gesù misericordia, Gesù ti amo.






L'eucaristia è Comunione



Per fare comunione bisogna essere almeno in due (da soli non si fa comunione). Qui c’è Dio (Gesù) e ci siamo noi. Noi preghiamo ogni giorno dicendo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E il pane che il Padre nostro ci dà è dono suo e frutto del nostro lavoro. Però ci ha anche avvertiti: non abbiamo bisogno solo di pane per lo stomaco; c’è anche uno spirito in noi, che pure deve essere alimentato (se non vogliamo ridurci a livello puramente animale). Questo pane per lo spirito il vangelo lo chiama “Pane di vita eterna”: è l’Eucaristia, fatta di Parola di Dio e di corpo e sangue di Gesù.
Ricordiamoci anche che è la comunione che ci unisce tutti nella chiesa, infatti, è bello sapere che nel momento in cui noi facciamo la comunione siamo uniti con tutti quelli che la stanno facendo in un'unico corpo, anche se si trovasse dall'altra parte del mondo. La chiesa è il corpo di Cristo per questo, è Lui che ci unisce tutti se lo lasciamo fare.









Come accostarsi all'eucaristia


Quali atteggiamenti dobbiamo avere per ricevere degnamente quello che Dio ci offre? Occorre essere in sintonia, in amicizia con lui: se nella vita si perseguono volutamente ideali contrari a quelli che propone il Vangelo, quella sintonia o amicizia non può esserci; e se in tal caso ci si accosta lo stesso alla comunione, ciò che ne risulta è un falso, una messinscena, un vero e proprio abuso. D’altro canto, va anche ammesso che perfettamente degni di accostarsi alla comunione non si è mai; per questo si prega ogni volta: “Signore, non son degno che tu entri nella mia casa, ma di’ una sola parola e io sarò salvato”. V’è una condizione, tuttavia, che è la più importante di tutte: la coscienza di essere in armonia, in pace col nostro prossimo. Gesù ci ha preavvertiti a tale riguardo: “Se mentre ti accosti all’altare, ti ricordi che qualcuno ha qualcosa contro di te, torna sui tuoi passi e va’ a riconciliarti con lui; poi accostati all’altare…”. (Matteo 5,23-24). 
Dio ci tiene molto a questa condizione. Tant’è vero che dalle preghiere e dai gesti che precedono la Comunione traspare quest’unica preoccupazione: la pace, la riconciliazione, l’armonia fraterna tra di noi.








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