Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



domenica 20 marzo 2016

Le Palme



Domenica delle Palme: Passione del Signore – La settimana santa, che oggi inizia, celebra il mistero della morte e risurrezione di Cristo. Oggi però la liturgia pone l’accento sulla passione, come la prossima domenica sulla risurrezione. La celebrazione della Messa della Passione è preceduta dalla processione delle Palme: è Gesù stesso che presenta già la sua morte in un clima trionfale di vittoria. La nostra partecipazione a questa liturgia ci impegna a seguire Gesù Cristo lungo il suo cammino.

Tutto l’impegno quaresimale di penitenza e di conversione in questa domenica viene focalizzato attorno al momento cruciale del mistero di Cristo e della vita cristiana: la croce come obbedienza al Padre e solidarietà con gli uomini, la sofferenza del Servo del Signore
(Is 50,4-7 prima lettura) inseparabilmente congiunta alla gloria (Fil 2,6-11 seconda lettura).

Vertice della liturgia della Parola è la lettura della Passione: è a questo centro che occorre volgere l’attenzione, più che alla processione delle palme.

I ramoscelli d’olivo non sono un talismano contro possibili disgrazie; al contrario, sono il segno di un popolo che acclama al suo Re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Ma la sua regalità si manifesterà in modo sconcertante sulla croce. Proprio in questo misterioso scandalo di umiliazione, di sofferenza, di abbandono totale si compie il disegno salvifico di Dio.

Nasce nel cuore una domanda cui non è possibile sottrarsi: perché? La risposta ci è data da Gesù stesso che dice «Questo è il mio sangue versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28).

“Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria” (dai «Discorsi – Discorso 9 sulle Palme» di sant'Andrea di Creta, vescovo).

Contempliamo il Figlio dell’uomo, Signore glorioso, per noi umiliato, per noi schernito, per noi percosso. Guardiamo al Figlio di Dio, che non è sceso dalla croce cercando di salvare se stesso, ma ad essa è rimasto confitto, salvando tutti noi.

Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza di una croce. È l’impotenza dell’Amore. Gesù ha talmente amato il Padre «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» da accogliere liberamente il suo progetto «per noi uomini e per la nostra salvezza». Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso «si consegna» (cfr. Gal 2,20) con libertà sovrana, per amore. Questo amore supremo che Egli dona perdendo se stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento di Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio.

Dio vince il dolore e la morte non togliendoli dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vinca l’odio.

Nell’annientamento del Figlio di Dio nasce una nuova umanità. Il mistero della morte diventa mistero di vita e di trionfo.

In questa domenica di Passione, la Croce è al centro della contemplazione della comunità cristiana che in essa legge il progetto misterioso di Dio e adora la regalità di Cristo. Una regalità che rinuncia a schemi di potenza umana, che indica per quali strade umanamente illogiche passi la gloria, che diventa misura di confronto e di verifica net servizio dei fratelli.

Buona Settimana Santa a tutti!


La festa del papà


La data è fissa, ogni anno ha luogo il 19 marzo

Si festeggia in tutto il mondo, ma la data varia in base alla nazione. In Italia, La festa del papà è una consuetudine del 19 marzo come in alcuni altri paesi dalla lunga tradizione cattolica, come la Spagna o il Portogallo. La data fu per molto tempo la principale festa cattolica legata a san Giuseppe, il padre di Gesù.



Le Origini

Il culto religioso di san Giuseppe è molto antico e nacque in Oriente nell'Alto Medioevo, per poi diffondersi in Occidente già nel Trecento. Intorno a quel periodo, alcuni ordini religiosi cominciarono ad osservare la sua festa il 19 marzo, il giorno della sua morte secondo la tradizione. La festività di san Giuseppe fu inserita nel calendario romano da papa Sisto IV intorno al 1479, e nell'Ottocento il santo divenne patrono di diversi paesi con una importante tradizione cattolica, come il Messico, il Canada e il Belgio. Infatti, Nel 1870, Il Papa Pio X elevò San Giuseppe al rango di San Patrono della Chiesa universale. Leone XIII lo nominò San Patrono dei padri di famiglia e dei lavoratori nel 1889. Per commemorare questo evento, i figli avevano preso l'abitudine di fabbricare piccoli regali oppure di offrire dei fiori ai loro padri1.

L'istituzione dell'altra festa cattolica che ricorda il padre di Gesù, san Giuseppe Artigiano – il primo maggio – è solo del 1955, in risposta alla festa dei lavoratori che aveva origini sindacali e socialiste.

Negli Stati Uniti la festa ha caratteristiche e origini molto più recenti, in parte legate alla festa della mamma. Generalmente si fa risalire l'idea della sua creazione a una donna di Spokane, nello stato di Washington, Sonora Smart Dodd: secondo la tradizione, lo spunto per una festa del papà le sarebbe venuto nel 1909 sentendo un sermone in occasione della festa della mamma, che cominciava ad essere celebrata in quegli anni. Infatti, La prima festa del papà fu celebrata negli Stati Uniti il 19 giugno 1910, nel mese di nascita del padre di Sonora Dodd, che aveva cresciuto sei figli dopo la morte di parto della moglie. Nel 1924, il presidenteCalvin Coolidge condivise l'idea di istituire una giornata nazionale di festa per i padri e finalmente nel 1966 il Presidente Lyndon Jonhson proclamò ufficialmente ilFather's Day, da celebrare la terza domenica di giugno. Oggi, La maggior parte dei paesi del mondo celebra la festa del papà la terza domenica di giugno2.
La festa del papà in Italia

In Italia, la festa del papà si celebra quindi il 19 Marzo, il giorno in cui, dal 1968, si festeggia anche San Giuseppe. Le rose sono il simbolo di questa festa, rosse, se il genitore è ancora in vita, bianche, in caso contrario. Due tradizioni, in particolare, caratterizzano la festa del 19 Marzo un po' in tutta Italia: i falò e le zeppole. Poiché la celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, le celebrazioni rituali religiose, come spesso accade, si sovrappongono a quelle pagane come i riti di purificazione agraria, di antica memoria. In quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni lo scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe.

Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle di S. Giuseppe, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa. A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di San Giuseppe, ha un fervore molto particolare. Le zeppole di San Giuseppe sono un dolce tipico della cucina Italiana e derivano da una tradizione antica risalente addirittura all'epoca romana. Sono due le leggende principali che si tramandano: secondo la tradizione dell'epoca romana, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, San Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera. Proprio per questo motivo, in tutta Italia, le zeppole divennero i dolci tipici della festa del papà, preparati per festeggiare e celebrare la figura di San Giuseppe

San Giuseppe

Tre anni fa Papa Francesco, nella solennità di san Giuseppe, celebrava la Messa di inizio del ministero petrino. Nell'omelia ricordò come siamo chiamati da Dio a essere custodi dei suoi doni, del creato. E ricordò san Giuseppe proprio come custode, perché ascolta e "si lascia guidare dalla sua volontà, e per questo è più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, sa prendere le decisioni più sagge".
IL TESTO DELL'OMELIA del 19 marzo 2013

Riproponiamo anche la catechesi di Papa Francesco all'udienza generale del 19 marzo 2014 CLICCA QUI 
sanGiuseppe.jpg

E oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Papa un messaggio di auguri nella ricorrenza del terzo anniversario del Pontificato. "In quest'ultimo anno, grazie al suo magistero, la chiesa ha tagliato traguardi storici che, sono certo, alimenteranno nuove speranze di pace e sviluppo, equo e solidale, per centinaia di milioni di persone - scriva Mattarella - . I più sentiti auguri, miei personali e a nome del popolo italiano".

Nel messaggio Mattarella ha anche ricordato: "La sua memorabile visita aCuba e negli Stati Uniti, il suo storico incontro con il Patriarca Kirill e la sua lettera enciclica Laudato si' hanno rappresentato momenti di straordinaria rilevanza per l'umanità intera che, oggi più che mai, vede in lei, Santità, un sicuro riferimento nella promozione e nella tutela dei valori e della dignità umana. L'Italia e gli italiani guardano al suo magistero con sentimenti di sincera e devota ammirazione per la feconda ed intensa attività pastorale e la lungimirante opera di guida della chiesa universale, che trova una concreta attuazione nel Giubileo della Misericordia. Con questi sentimenti, Santità, le rivolgo nuovamente i miei migliori auguri per l'avvio del suo quarto anno di pontificato".

mercoledì 16 marzo 2016

Giuseppe custode della Sacra Famiglia



Giuseppe dunque è un uomo, una persona pienamente responsabile e concreta che avvolge nell'amore che si fa storia chi gli è stato donato: Maria e Gesù.

Proprio Giuseppe, il padre e custode di questa straordinaria famiglia, pone legittimamente il "nome" al figlio chiamandolo Gesù.

Dio, fonte di ogni paternità in Cielo ed in terra, desidera che l'uomo giusto Giuseppe dia il nome, cioè la vocazione e la missione al figlio chiamandolo Gesù.

Non lo ha fatto Maria.

Dio ha voluto che lo facesse Giuseppe. Questo per alcuni motivi.

Innanzitutto perché Dio desiderava che come Maria collaborasse intimamente alla redenzione, e dunque anche Giuseppe fosse "co-generante" dando il nome al figlio di Dio.

In tal modo Giuseppe era anche lui "partoriente" nella responsabilità che gli era propria dell'uomo Gesù.

In secondo luogo perché Dio è anche ordine creativo e nella paternità e nella sponsalità dell'uomo desidera sia fatto segno della Sua Paternità e della Fecondità.

Giuseppe uomo giusto



Giuseppe uomo giusto

Il concetto di giustizia nell'ambito della Bibbia è ben più ampio di quello del diritto e si rifà al rapporto intimo dell'uomo con Dio.

Matteo, nel suo vangelo, ne parla a proposito di Giuseppe quando egli decide di "ripudiare in segreto" Maria.

La giustizia per la Bibbia si rifà sempre ad un insieme di valori quali la bellezza, l'ordine, l'armonia, la verità, la carità, la bontà e la giustizia appunto.

Per cui dire giusto significa dire di un uomo che è e che vede con gli occhi di Dio ed è in intimità con Lui.

Egli ha ben capito che la legge sul ripudio è giusta ma che ben più grande è la legge che tratta l'amore e il rispetto della persona e per questo sceglie, non senza intima e grande sofferenza, di "ripudiare in segreto" Maria.

Proprio questa sua apertura del cuore permette a Dio di illuminarlo ulteriormente sulla natura vera della gravidanza di Maria e segna per sempre, vocazionalmente, la chiamata di Giuseppe. Quella appunto di custodire la famiglia che gli è stata affidata.


La Figura di San Giuseppe



«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 
la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. ». (Mt. 1,24-25) 

- San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia 

Riflettere un poco, in questi giorni, su San Giuseppe è per noi una gioia grande. 
Il genio pastorale di Papa Giovanni Paolo II gli ha dedicato una esortazione apostolica "Redemptoris custos" per rendere omaggio e stimolo pastorale a questo straordinario santo, a questo straordinario uomo di Dio, a questo "uomo giusto". 

Legittimamente la sua figura viene messa in secondo piano dalla centralità del figlio, il Salvatore Gesù e la madre Maria. Tuttavia l'economia della salvezza deve moltissimo a quest'uomo giusto. Anzi i nostri tempi in crisi di paternità e di "uomini giusti" esigono una presenza così autorevole ed un amico santo che ci porti meglio a comprendere il mistero dell'Incarnazione. Maria sua sposa e nostra madre, Maria Madre di Dio non ce ne voglia se concentriamo le attenzioni a questo meraviglioso esempio di padre e di sposo. Anzi, ne siamo certi, la stessa Vergine ci chiede di dare giusta rilevanza pastorale all'uomo "giusto" che è stato ed è San Giuseppe.



TRIDUO IN ONORE DI SAN GIUSEPPE



Da recitarsi tutto intero per tre giorni di seguito a partire dal 16 Marzo o dal 28 Aprile oppure ogni volta che si desidera esprimere la propria devozione al santo o domandare qualche Grazia speciale



Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen



O Dio vieni a salvarmi

Signore vieni presto in mio aiuto



Gloria al padre

Credo



O san Giuseppe, mio protettore, a te ricorro, affinchè mi ottenga dal Sacro Cuore di Gesù questa grazia. Per i miei peccati, non merito di essere esaudito. Supplisci alle mie mancanze e, potente quale sei, fa' ottenuta per tua pia intercessione la sospirata grazia, io possa venire ai tuoi piedi, per renderti i doverosi omaggi della mia gratitudine.

Gloria al Padre



Non dimenticare, o caro san Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che fosse, è ricorsa a te rimanendo delusa nella fiducia e nella speranza in te riposte. A mille splendono le grazie e brillano i favori che tu intercedi per i poveri afflitti. Non permettere, o gran santo, che io abbia ad essere il solo a restare privo della grazia che ti domando. Mostrati potente e generoso anche verso di me, e la mia lingua, la mia anima, il mio cuore, ringraziandoti canteranno: "Viva in eterno il glorioso patriarca San Giuseppe".

Gloria al padre



O eccelso capo della Santa Famiglia, io ti venero profondamente, e di tutto cuore ti invoco. Già a tutte le anime afflitte che ti hanno pregato hai concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnati, quindi, di consolare col tuo aiuto, anche l'animo mio addolorato che non trova riposo fra le angustie, da cui è oppresso. Tu, o gran Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni; tu, dunque, sai quanto mi è necessaria la grazia, che ti domando. Se mi ottieni questa grazia, io ti prometto di amarti sempre e di servirti fedelmente sino alla morte. O san Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà del mio dolore.

Gloria al Padre


Ricordati, o verginale sposo di Maria Vergine, o mio dolce protettore, san Giuseppe, che nessuno ha mai invocato la tua protezione e chiesto il tuo aiuto senza essere stato consolato. Con questa fiducia, a te mi rivolgo e fervorosamente mi raccomando. O "Padre" del Redentore, ascolta la mia preghiera ed esaudiscila pietosamente. Amen.