Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



domenica 26 novembre 2017

VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO




Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci viene presentato il giudizio finale. Cristo sarà il giudice glorioso di tutti gli uomini. E il giudizio verterà su quello che avremo fatto a lui, presente nei poveri e nei piccoli, che egli chiama suoi fratelli.

COME Gesù manifesta il suo essere re? La Scrittura offre delle chiavi di lettura. Nell’immagine del pastore che raduna le pecore, la regalità di Gesù si manifesta come custodia amorosa e personale del gregge (I Lettura). Il Vangelo mostra Gesù come Giudice glorioso, rimarcando la serietà della vita; ma il Giudice è Colui che ci ha dato la vita, mostrando il suo amore fino a identificarsi con i fratelli più piccoli. Perciò il giudizio consiste nell’attuazione («Venite, benedetti del Padre mio») o nel fallimento («Via, lontani da me, maledetti») della relazione con Cristo, vissuta nella concretezza della relazione d’amore con i “piccoli”. Ecco il criterio per la nostra responsabilità e per incontrare Gesù re e giudice: vivere la carità.
San Paolo indica un altro aspetto di Gesù re: la vittoria su quei nemici che non permettono all’uomo di vivere in pienezza: il peccato che ruba la vita e quella morte ultima che separa da Dio. Tale vittoria apre alla comunione con il Padre, cui Gesù «consegnerà il regno», perché «Dio sia tutto in tutti» (II Lettura).

Fr. Angelo Borghino, ofmCAP


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domenica 5 novembre 2017

Discernimento vocazione al matrimonio


ACCOGLIERE e accompagnare i giovani che intendono verificare la possibilità di avviarsi lungo i percorsi di preparazione al matrimonio non è soltanto un compito che investe tutta la comunità, ma una preziosa opportunità di rinnovamento, di crescita e di verifica. Avrebbe poco significato una preparazione nozionistica o, peggio, segnata da prescrizioni moralistiche senza la scelta di un graduale cammino di fede in cui i valori vengano esplicitati dal confronto diretto con gli stili di vita delle persone.
Non a caso il Papa, nel VI capitolo di Amoris laetitia, spiega che accompagnando i giovani nella preparazione al matrimonio, la comunità diventa come una vera e propria famiglia. «Non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti » (Al 207), avverte Francesco ma di affiancare i giovani in modo rispettoso e non giudicante, con il coinvolgimento diretto anche di alcune famiglie disponibili a scambiare idee, sollecitare esperienze, trasmettere con semplicità la bellezza del clima familiare.
Può anche capitare che, da un confronto aperto con gli operatori pastorali e con le coppie esperte, i fidanzati si rendano conto della necessità di una verifica più attenta della loro vocazione o addirittura giungano alla conclusione di non essere pronti per la scelta definitiva. Ma anche questo diventa un aiuto importante sulla strada del discernimento.

Luciano Moia, Direttore Noi, “famiglia&vita”


mercoledì 1 novembre 2017

Tutti i Santi



Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. E' Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

La lectio divina, uno dei mezzi più necessari alla vita cristiana, che cos'è se non precisamente un accogliere Dio se non attraverso una nuova esperienza? Guarda che Dio si comunica a te prima di tutto, dicevo, attraverso un'esperienza che giustamente è stata in qualche modo consegnata alla parola.
Dio si è comunicato prima all'uomo attraverso le cose. Una lectio divina è anche aprire gli occhi a vedere la creazione, e vedere la creazione come libro di Dio: "e;Coeli enarrant gloriam Dei"e; (Sal 18, 2). Dunque i cieli parlano, i cieli sono una scrittura divina, è una scrittura divina anche la creazione, che tu devi interpretare, che tu devi accogliere. Le cose stesse ti parlano di Dio: tu devi accogliere il loro messaggio. Dunque la lectio divina è la contemplazione della natura, ma una lectio divina è anche, e soprattutto, una lettura e una meditazione dei Libri Sacri. Attenti qui: nei Libri Sacri, Dio non ti parla attraverso la natura, ti parla attraverso il linguaggio di un uomo. I Libri Sacri sono la letteratura di un popolo: la letteratura ebraica praticamente si identifica alla Bibbia.
L'esperienza dunque di una storia umana, la storia di un popolo, l'esperienza di un popolo nella sua vita civile, politica e culturale: questa è la parola di Dio. Dio e l'uomo sono insieme confusi, più che confusi sono insieme uniti, e tu non accogli Dio che attraverso questo accogliere l'uomo. Per vivere tu la parola divina, devi accogliere Israele nel tuo cuore.
"e;Siamo tutti dei semiti, spiritualmente"e;, diceva Pio XI. Non lo siamo soltanto perché Israele ci ha dato la rivelazione, ma perché ci ha dato la rivelazione attraverso la sua stessa esperienza umana, la sua medesima storia. Tu comunichi con Dio se tu comunichi con tutto il popolo, tu vivi di Dio se fai tua l'esperienza di Mosè, di Isaia, di Geremia, di uomini che non sono lontani da te, che tu devi sentire padri tuoi e tuoi fratelli. "Tipo" della santità rimangono essi per te; Dio non si comunica a te se non attraverso di loro. Non è forse vero?

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