Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci viene presentato il giudizio finale. Cristo sarà il giudice glorioso di tutti gli uomini. E il giudizio verterà su quello che avremo fatto a lui, presente nei poveri e nei piccoli, che egli chiama suoi fratelli.
COME Gesù manifesta il suo essere re? La Scrittura offre delle chiavi di lettura. Nell’immagine del pastore che raduna le pecore, la regalità di Gesù si manifesta come custodia amorosa e personale del gregge (I Lettura). Il Vangelo mostra Gesù come Giudice glorioso, rimarcando la serietà della vita; ma il Giudice è Colui che ci ha dato la vita, mostrando il suo amore fino a identificarsi con i fratelli più piccoli. Perciò il giudizio consiste nell’attuazione («Venite, benedetti del Padre mio») o nel fallimento («Via, lontani da me, maledetti») della relazione con Cristo, vissuta nella concretezza della relazione d’amore con i “piccoli”. Ecco il criterio per la nostra responsabilità e per incontrare Gesù re e giudice: vivere la carità.
San Paolo indica un altro aspetto di Gesù re: la vittoria su quei nemici che non permettono all’uomo di vivere in pienezza: il peccato che ruba la vita e quella morte ultima che separa da Dio. Tale vittoria apre alla comunione con il Padre, cui Gesù «consegnerà il regno», perché «Dio sia tutto in tutti» (II Lettura).
Fr. Angelo Borghino, ofmCAP