Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



venerdì 3 maggio 2019

Papa Francesco: la preghiera di maggio per la Chiesa in Africa


Nel videomessaggio per l’intenzione di preghiera del mese di maggio, realizzato dalla Rete mondiale di preghiera del Papa, Francesco ringrazia religiose, sacerdoti, laici e missionari per l’impegno nel continente africano



Michele Raviart - Città del VaticanoPreghiamo perché, “mediante l’impegno dei propri membri, la Chiesa in Africa sia fermento di unità fra i popoli, segno di speranza per questo continente”. 
Così Papa Francesco è intervenuto nel videomessaggio per l’intenzione di preghiera del mese di maggio 2019, diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa
Il ringraziamento particolare del Pontefice va anche alle “religiose, i sacerdoti, i laici e i missionari per il loro lavoro a favore del dialogo e della riconciliazione tra i diversi settori della 


società africana”.
Il profondo lavoro della Chiesa 

Da un lato quindi, Papa Francesco, si rivolge a tutti i cattolici per cercare e trovare uno spiraglio di speranza nel continente africano, dall’altro vuole sottolineare il profondo lavoro della Chiesa, che grazie alla sua capillarità è in grado di raggiungere i luoghi più remoti, dove spesso non arrivano né gli Stati né le organizzazioni non governative.



“ Le divisioni etniche, linguistiche e tribali dell’Africa si possono superare promuovendo l’unità nella diversità ”


Nel commentare le intenzioni di preghiera di maggio, il direttore della Rete mondiale di Preghiera del Papa, padre Frédéric Fornos, ribadisce poi che affinchè la Chiesa in Africa sia fermento di unità tra tutti i popoli, come auspicato dal Papa, “la comunità cristiana dovrebbe vivere di più questa unità nella diversità, secondo il desiderio del Signore Gesù Cristo: ‘perché tutti siamo uno’(Gv 17,21)".
I cattolici in Africa


In Africa ci sono infatti oltre 220 milioni di cattolici, il 17,6% di tutto il mondo, secondo i dati raccolti dall'Annuario Pontificio 2018, con un aumento relativo del 23% dal 2010. La Repubblica Democratica del Congo è il primo Paese per numero di battezzati cattolici, con oltre 44 milioni di fedeli, seguita dalla Nigeria con 28 milioni. Crescono i cattolici anche in Uganda, Tanzania e Kenya.
Unità è speranza per i popoli


“I segni di divisione tra cristiani in Paesi che già sono lacerati dalla violenza, aggiungono altra violenza da parte di coloro che dovrebbero essere un attivo fermento di pace”, si legge nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Un problema che riguarda anche l’Africa. "C'è quindi urgenza nella ricerca di vie di unità - ricorda padre Fornos - perché l’impegno per l'unità tra i cristiani aiuterà la Chiesa in Africa ad essere sale e luce per il suo continente, segno di speranza per i popoli”.






https://youtu.be/Nub65TdRw6I

Come scrivere a Papa Francesco


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Per tutti coloro che volessero scrivere al Pontefice, l’indirizzo postale di Papa Francesco:
Sua Santità Francesco, Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano
Papa Francesco non possiede un indirizzo email pubblico, pertanto se si desidera scrivergli é necessario farlo via posta tradizionale all’indirizzo sopra riportato.


domenica 25 febbraio 2018

IV DOMENICA DI QUARESIMA

Voglio venire da Te, Gesù, per essere come tu sei. 
Tu sei l'Uomo che ha dato la precedenza assoluta alla preghiera.
Si legge nei Vangeli che Gesù passava le sue notti in preghiera. E non solo! L'immagine di Gesù orante ed in colloquio col Padre suo risalta continuamente nei testi sacri. Egli non faceva mai nulla senza innalzare il suo sguardo al cielo e chiedere l'assenso del Padre suo. Prima della chiamata dei discepoli e prima della sua Passione si vede Gesù assorto in particolare preghiera. Attratti dal suo esempio un giorno gli apostoli lo pregarono di insegnare loro a pregare. E Gesù insegnò la particolare forma di preghiera che è di piena conformità al Padre. Le scuole religiose del tempo di Gesù, insegnavano altre forme di preghiera. Giovanni il Battista, ad esempio, insegnava la preghiera di conversione e di penitenza. Molti erano coloro che si facevano battezzare da lui entrando nella dimensione di vita nuova che consisteva nel cambiare mentalità: abbassare e colmare le asprezze e le tortuosità. La preghiera vissuta, praticata ed insegnata da Gesù è preghiera di intimità col Padre. Per la prima volta, infatti, l'uomo viene autorizzato da Gesù stesso, a chiamare Dio col nome di Padre. La intimità col Padre poi si svolge nella richiesta che tutto l'universo, cielo e terra, angeli e uomini, attuino la sua volontà. Alla sfera dell'autentica intimità divina appartiene la preghiera che è assimilazione del clima di amore che si trova in Dio. Dobbiamo essere uomini che danno alla preghiera la precedenza assoluta. Dobbiamo imparare ad attendere alla preghiera durante tutta la vita. Non si potrà mai giungere alla "conformità" con Gesù se non si entra nel suo clima di vita. 
Accogli, Signore, la mia supplica di figlio che osa chiamarti Padre. 
Donami un autentico cuore di figlio. 

(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù - di N.Giordano)







domenica 3 dicembre 2017

Prima Domenica d'Avvento


PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Invocazione allo Spirito Santo



Vangelo  Mc 13, 33-37

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.

  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.  Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Contesto 


-     Siamo nel capitolo 13 del Vangelo di Marco all’interno del discorso di Gesù relativo agli ultimi tempi, alla fine del mondo, al ritorno glorioso di Gesù come giudice della storia.

-     Il brano proposto dalla liturgia tralascia i particolari descrittivi della fine dei tempi, e parla degli atteggiamenti necessari per predisporsi all’incontro finale.

-     Anche se il contesto liturgico dell’Avvento è diverso, sono atteggiamenti che ben si sposano con il tempo forte che stiamo per iniziare.  

Testo


-     Il testo mette in risalto due comandi, imperativi:

o   Fate attenzione; o Vegliate: ripetuto tre volte! 

-     Il testo paragona la situazione dei credenti (di chi aspetta il Signore che viene), alla situazione del portiere di casa che deve restare vigilante in attesa del ritorno del padrone, che ovviamente rappresenta il Signore!

-     La vigilanza è ovviamente l’atteggiamento tipico e necessario del portiere, ancor più necessaria quando giunge il buio della notte. 

-     Se poi vuole farsi trovare pronto ad aprire quando il padrone torna, complica la cosa il fatto che non sappia quando il padrone torna.

-     Il padrone è partito e…: o Ha lasciato la casa….: il Signore non è più su questa terra, non è presente fisicamente (se non nel sacramento) su questa terra, nella sua Chiesa.

o   Ha dato in mano la casa ai servi: anche se a volte per l’assenza del Padrone…ci sentiamo padroni della vita, la vita ci è data in mano, ma non è nostra, è un bene di proprietà del Padrone! Lui però si fida di noi, e ci affida la responsabilità! o Il Padrone infatti ci ha dato potere e compiti: tocca a voi gestire la casa (la vita, la comunità), e perché la cosa funzioni affida a ciascuno un compito.

o   Al portiere il compito di vigilare, sia per difendere la casa, sia per attendere il padrone che torna.

-     L’esortazione alla vigilanza però è rivolta non solo al portiere, m a tutti i servi: che non succeda che il padrone torna, e non vi trovi operosi al vostro posto, quanto piuttosto addormentati e presi dall’inedia, approfittando della sua assenza.

-     Il ritorno del padrone sarà inaspettato e improvviso, senza segnali premonitori; pertanto non ci si può permettere il lusso di rilassarsi….

-     Comunque sarà nel tempo che va dalla sera al mattino dopo, dentro l’oscurità che inizia e finisce.

-     “Quello che dico a voi lo dico a tutti”: nel capitolo 13 il discorso di Gesù è una risposta a Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea che lo stanno interrogando. Con questo versetto precisa che quanto sta comandando non riguarda solo loro, ma tutti i discepoli!



Per la nostra vita


-     Il tempo di Avvento ci prepara al Natale, vuole farci speriementare la gioia di attendere qualcuno che viene certamente a visitarci, arricchendo la nostra vita.

-     E’ un po’ come tornare bambini che aspettano… S. Lucia, è come un’innamorata che aspetta l’amato!.

-     E’ iniziare ogni giornata con stupore dicendoci: “chissà cosa il Signore vuole oggi da me!”

-     Vuole farci vivere la bellezza di essere persone che hanno delle aspettative: sempre, comunque, a qualsiasi età della vita! E soprattutto che si aspettano qualcosa da Dio!

-     La fede sottostante è quella che Dio desideri visitare la mia vita, arricchendola della sua presenza (lo Spirito santo, la Grazia) e dei suoi doni.

-     Certamente torna, non è lontano, non ci lascia soli: ma ci chiede di aspettarlo, di desiderarlo! S. Agostino diceva “temo che Dio passi nella mia vita e che io non me ne accorga!” Ma la sua è una visita che, per essere colta, richiede una vigilanza particolare:  o La vigilanza è l’atteggiamento di chi non si lascia intorpidire e annebbiare la vita dall’indifferenza, dal “così fan tutti”, dalla superficialità, dal menefreghismo irresponsabile, dal sentirsi padrone della vita infischiandosene degli altri, dal lasciare che le cose vadano come sono, dal pensare che non si possa far niente per cambiare, dalla mediocrità, etc

o   La vigilanza è l’essere fedeli al proprio compito, è l’attenzione di chi vive compiti e responsabilità come la missione che Dio gli ha affidato e di cui dovrà rendergli conto.

o   Attenzione è essere presenti a se stessi, alle cose che si fanno, è la responsabilità di farle bene, è cercare Dio nelle cose che si fanno, e lasciarsi trovare da Lui dentro i doveri di ogni giorno.

o   Attenzione è accorgersi delle persone, di quello che vivono, dei loro cambiamenti, di quello che portano nel cuore, di come Dio lavora nella loro anima.

o   Attenzione è disponibilità a rispondere a quanto Dio sta chiedendo alla tua vita attraverso i fatti e le persone.



Domande


1.      Da cosa ti accorgi che Dio agisce nella tua vita?

2.      Quali sono gli ostacoli che ti impediscono di accorgerti di Lui? Quali sono le tue distrazioni più pericolose?

3.      In questo momento della tua vita ci sono delle situazioni o dei cambiamenti in atto attraverso i quali Dio ti sta chiedendo qualcosa? 

4.      Cosa stai facendo per coltivare la tua fede, il tuo rapporto con Dio, per lasciarlo entrare di più nella tua vita?







domenica 26 novembre 2017

VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO




Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci viene presentato il giudizio finale. Cristo sarà il giudice glorioso di tutti gli uomini. E il giudizio verterà su quello che avremo fatto a lui, presente nei poveri e nei piccoli, che egli chiama suoi fratelli.

COME Gesù manifesta il suo essere re? La Scrittura offre delle chiavi di lettura. Nell’immagine del pastore che raduna le pecore, la regalità di Gesù si manifesta come custodia amorosa e personale del gregge (I Lettura). Il Vangelo mostra Gesù come Giudice glorioso, rimarcando la serietà della vita; ma il Giudice è Colui che ci ha dato la vita, mostrando il suo amore fino a identificarsi con i fratelli più piccoli. Perciò il giudizio consiste nell’attuazione («Venite, benedetti del Padre mio») o nel fallimento («Via, lontani da me, maledetti») della relazione con Cristo, vissuta nella concretezza della relazione d’amore con i “piccoli”. Ecco il criterio per la nostra responsabilità e per incontrare Gesù re e giudice: vivere la carità.
San Paolo indica un altro aspetto di Gesù re: la vittoria su quei nemici che non permettono all’uomo di vivere in pienezza: il peccato che ruba la vita e quella morte ultima che separa da Dio. Tale vittoria apre alla comunione con il Padre, cui Gesù «consegnerà il regno», perché «Dio sia tutto in tutti» (II Lettura).

Fr. Angelo Borghino, ofmCAP


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domenica 5 novembre 2017

Discernimento vocazione al matrimonio


ACCOGLIERE e accompagnare i giovani che intendono verificare la possibilità di avviarsi lungo i percorsi di preparazione al matrimonio non è soltanto un compito che investe tutta la comunità, ma una preziosa opportunità di rinnovamento, di crescita e di verifica. Avrebbe poco significato una preparazione nozionistica o, peggio, segnata da prescrizioni moralistiche senza la scelta di un graduale cammino di fede in cui i valori vengano esplicitati dal confronto diretto con gli stili di vita delle persone.
Non a caso il Papa, nel VI capitolo di Amoris laetitia, spiega che accompagnando i giovani nella preparazione al matrimonio, la comunità diventa come una vera e propria famiglia. «Non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti » (Al 207), avverte Francesco ma di affiancare i giovani in modo rispettoso e non giudicante, con il coinvolgimento diretto anche di alcune famiglie disponibili a scambiare idee, sollecitare esperienze, trasmettere con semplicità la bellezza del clima familiare.
Può anche capitare che, da un confronto aperto con gli operatori pastorali e con le coppie esperte, i fidanzati si rendano conto della necessità di una verifica più attenta della loro vocazione o addirittura giungano alla conclusione di non essere pronti per la scelta definitiva. Ma anche questo diventa un aiuto importante sulla strada del discernimento.

Luciano Moia, Direttore Noi, “famiglia&vita”


mercoledì 1 novembre 2017

Tutti i Santi



Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. E' Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

La lectio divina, uno dei mezzi più necessari alla vita cristiana, che cos'è se non precisamente un accogliere Dio se non attraverso una nuova esperienza? Guarda che Dio si comunica a te prima di tutto, dicevo, attraverso un'esperienza che giustamente è stata in qualche modo consegnata alla parola.
Dio si è comunicato prima all'uomo attraverso le cose. Una lectio divina è anche aprire gli occhi a vedere la creazione, e vedere la creazione come libro di Dio: "e;Coeli enarrant gloriam Dei"e; (Sal 18, 2). Dunque i cieli parlano, i cieli sono una scrittura divina, è una scrittura divina anche la creazione, che tu devi interpretare, che tu devi accogliere. Le cose stesse ti parlano di Dio: tu devi accogliere il loro messaggio. Dunque la lectio divina è la contemplazione della natura, ma una lectio divina è anche, e soprattutto, una lettura e una meditazione dei Libri Sacri. Attenti qui: nei Libri Sacri, Dio non ti parla attraverso la natura, ti parla attraverso il linguaggio di un uomo. I Libri Sacri sono la letteratura di un popolo: la letteratura ebraica praticamente si identifica alla Bibbia.
L'esperienza dunque di una storia umana, la storia di un popolo, l'esperienza di un popolo nella sua vita civile, politica e culturale: questa è la parola di Dio. Dio e l'uomo sono insieme confusi, più che confusi sono insieme uniti, e tu non accogli Dio che attraverso questo accogliere l'uomo. Per vivere tu la parola divina, devi accogliere Israele nel tuo cuore.
"e;Siamo tutti dei semiti, spiritualmente"e;, diceva Pio XI. Non lo siamo soltanto perché Israele ci ha dato la rivelazione, ma perché ci ha dato la rivelazione attraverso la sua stessa esperienza umana, la sua medesima storia. Tu comunichi con Dio se tu comunichi con tutto il popolo, tu vivi di Dio se fai tua l'esperienza di Mosè, di Isaia, di Geremia, di uomini che non sono lontani da te, che tu devi sentire padri tuoi e tuoi fratelli. "Tipo" della santità rimangono essi per te; Dio non si comunica a te se non attraverso di loro. Non è forse vero?

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