Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



domenica 3 dicembre 2017

Prima Domenica d'Avvento


PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Invocazione allo Spirito Santo



Vangelo  Mc 13, 33-37

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.

  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.  Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Contesto 


-     Siamo nel capitolo 13 del Vangelo di Marco all’interno del discorso di Gesù relativo agli ultimi tempi, alla fine del mondo, al ritorno glorioso di Gesù come giudice della storia.

-     Il brano proposto dalla liturgia tralascia i particolari descrittivi della fine dei tempi, e parla degli atteggiamenti necessari per predisporsi all’incontro finale.

-     Anche se il contesto liturgico dell’Avvento è diverso, sono atteggiamenti che ben si sposano con il tempo forte che stiamo per iniziare.  

Testo


-     Il testo mette in risalto due comandi, imperativi:

o   Fate attenzione; o Vegliate: ripetuto tre volte! 

-     Il testo paragona la situazione dei credenti (di chi aspetta il Signore che viene), alla situazione del portiere di casa che deve restare vigilante in attesa del ritorno del padrone, che ovviamente rappresenta il Signore!

-     La vigilanza è ovviamente l’atteggiamento tipico e necessario del portiere, ancor più necessaria quando giunge il buio della notte. 

-     Se poi vuole farsi trovare pronto ad aprire quando il padrone torna, complica la cosa il fatto che non sappia quando il padrone torna.

-     Il padrone è partito e…: o Ha lasciato la casa….: il Signore non è più su questa terra, non è presente fisicamente (se non nel sacramento) su questa terra, nella sua Chiesa.

o   Ha dato in mano la casa ai servi: anche se a volte per l’assenza del Padrone…ci sentiamo padroni della vita, la vita ci è data in mano, ma non è nostra, è un bene di proprietà del Padrone! Lui però si fida di noi, e ci affida la responsabilità! o Il Padrone infatti ci ha dato potere e compiti: tocca a voi gestire la casa (la vita, la comunità), e perché la cosa funzioni affida a ciascuno un compito.

o   Al portiere il compito di vigilare, sia per difendere la casa, sia per attendere il padrone che torna.

-     L’esortazione alla vigilanza però è rivolta non solo al portiere, m a tutti i servi: che non succeda che il padrone torna, e non vi trovi operosi al vostro posto, quanto piuttosto addormentati e presi dall’inedia, approfittando della sua assenza.

-     Il ritorno del padrone sarà inaspettato e improvviso, senza segnali premonitori; pertanto non ci si può permettere il lusso di rilassarsi….

-     Comunque sarà nel tempo che va dalla sera al mattino dopo, dentro l’oscurità che inizia e finisce.

-     “Quello che dico a voi lo dico a tutti”: nel capitolo 13 il discorso di Gesù è una risposta a Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea che lo stanno interrogando. Con questo versetto precisa che quanto sta comandando non riguarda solo loro, ma tutti i discepoli!



Per la nostra vita


-     Il tempo di Avvento ci prepara al Natale, vuole farci speriementare la gioia di attendere qualcuno che viene certamente a visitarci, arricchendo la nostra vita.

-     E’ un po’ come tornare bambini che aspettano… S. Lucia, è come un’innamorata che aspetta l’amato!.

-     E’ iniziare ogni giornata con stupore dicendoci: “chissà cosa il Signore vuole oggi da me!”

-     Vuole farci vivere la bellezza di essere persone che hanno delle aspettative: sempre, comunque, a qualsiasi età della vita! E soprattutto che si aspettano qualcosa da Dio!

-     La fede sottostante è quella che Dio desideri visitare la mia vita, arricchendola della sua presenza (lo Spirito santo, la Grazia) e dei suoi doni.

-     Certamente torna, non è lontano, non ci lascia soli: ma ci chiede di aspettarlo, di desiderarlo! S. Agostino diceva “temo che Dio passi nella mia vita e che io non me ne accorga!” Ma la sua è una visita che, per essere colta, richiede una vigilanza particolare:  o La vigilanza è l’atteggiamento di chi non si lascia intorpidire e annebbiare la vita dall’indifferenza, dal “così fan tutti”, dalla superficialità, dal menefreghismo irresponsabile, dal sentirsi padrone della vita infischiandosene degli altri, dal lasciare che le cose vadano come sono, dal pensare che non si possa far niente per cambiare, dalla mediocrità, etc

o   La vigilanza è l’essere fedeli al proprio compito, è l’attenzione di chi vive compiti e responsabilità come la missione che Dio gli ha affidato e di cui dovrà rendergli conto.

o   Attenzione è essere presenti a se stessi, alle cose che si fanno, è la responsabilità di farle bene, è cercare Dio nelle cose che si fanno, e lasciarsi trovare da Lui dentro i doveri di ogni giorno.

o   Attenzione è accorgersi delle persone, di quello che vivono, dei loro cambiamenti, di quello che portano nel cuore, di come Dio lavora nella loro anima.

o   Attenzione è disponibilità a rispondere a quanto Dio sta chiedendo alla tua vita attraverso i fatti e le persone.



Domande


1.      Da cosa ti accorgi che Dio agisce nella tua vita?

2.      Quali sono gli ostacoli che ti impediscono di accorgerti di Lui? Quali sono le tue distrazioni più pericolose?

3.      In questo momento della tua vita ci sono delle situazioni o dei cambiamenti in atto attraverso i quali Dio ti sta chiedendo qualcosa? 

4.      Cosa stai facendo per coltivare la tua fede, il tuo rapporto con Dio, per lasciarlo entrare di più nella tua vita?







domenica 26 novembre 2017

VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO




Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci viene presentato il giudizio finale. Cristo sarà il giudice glorioso di tutti gli uomini. E il giudizio verterà su quello che avremo fatto a lui, presente nei poveri e nei piccoli, che egli chiama suoi fratelli.

COME Gesù manifesta il suo essere re? La Scrittura offre delle chiavi di lettura. Nell’immagine del pastore che raduna le pecore, la regalità di Gesù si manifesta come custodia amorosa e personale del gregge (I Lettura). Il Vangelo mostra Gesù come Giudice glorioso, rimarcando la serietà della vita; ma il Giudice è Colui che ci ha dato la vita, mostrando il suo amore fino a identificarsi con i fratelli più piccoli. Perciò il giudizio consiste nell’attuazione («Venite, benedetti del Padre mio») o nel fallimento («Via, lontani da me, maledetti») della relazione con Cristo, vissuta nella concretezza della relazione d’amore con i “piccoli”. Ecco il criterio per la nostra responsabilità e per incontrare Gesù re e giudice: vivere la carità.
San Paolo indica un altro aspetto di Gesù re: la vittoria su quei nemici che non permettono all’uomo di vivere in pienezza: il peccato che ruba la vita e quella morte ultima che separa da Dio. Tale vittoria apre alla comunione con il Padre, cui Gesù «consegnerà il regno», perché «Dio sia tutto in tutti» (II Lettura).

Fr. Angelo Borghino, ofmCAP


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domenica 5 novembre 2017

Discernimento vocazione al matrimonio


ACCOGLIERE e accompagnare i giovani che intendono verificare la possibilità di avviarsi lungo i percorsi di preparazione al matrimonio non è soltanto un compito che investe tutta la comunità, ma una preziosa opportunità di rinnovamento, di crescita e di verifica. Avrebbe poco significato una preparazione nozionistica o, peggio, segnata da prescrizioni moralistiche senza la scelta di un graduale cammino di fede in cui i valori vengano esplicitati dal confronto diretto con gli stili di vita delle persone.
Non a caso il Papa, nel VI capitolo di Amoris laetitia, spiega che accompagnando i giovani nella preparazione al matrimonio, la comunità diventa come una vera e propria famiglia. «Non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti » (Al 207), avverte Francesco ma di affiancare i giovani in modo rispettoso e non giudicante, con il coinvolgimento diretto anche di alcune famiglie disponibili a scambiare idee, sollecitare esperienze, trasmettere con semplicità la bellezza del clima familiare.
Può anche capitare che, da un confronto aperto con gli operatori pastorali e con le coppie esperte, i fidanzati si rendano conto della necessità di una verifica più attenta della loro vocazione o addirittura giungano alla conclusione di non essere pronti per la scelta definitiva. Ma anche questo diventa un aiuto importante sulla strada del discernimento.

Luciano Moia, Direttore Noi, “famiglia&vita”


mercoledì 1 novembre 2017

Tutti i Santi



Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. E' Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

La lectio divina, uno dei mezzi più necessari alla vita cristiana, che cos'è se non precisamente un accogliere Dio se non attraverso una nuova esperienza? Guarda che Dio si comunica a te prima di tutto, dicevo, attraverso un'esperienza che giustamente è stata in qualche modo consegnata alla parola.
Dio si è comunicato prima all'uomo attraverso le cose. Una lectio divina è anche aprire gli occhi a vedere la creazione, e vedere la creazione come libro di Dio: "e;Coeli enarrant gloriam Dei"e; (Sal 18, 2). Dunque i cieli parlano, i cieli sono una scrittura divina, è una scrittura divina anche la creazione, che tu devi interpretare, che tu devi accogliere. Le cose stesse ti parlano di Dio: tu devi accogliere il loro messaggio. Dunque la lectio divina è la contemplazione della natura, ma una lectio divina è anche, e soprattutto, una lettura e una meditazione dei Libri Sacri. Attenti qui: nei Libri Sacri, Dio non ti parla attraverso la natura, ti parla attraverso il linguaggio di un uomo. I Libri Sacri sono la letteratura di un popolo: la letteratura ebraica praticamente si identifica alla Bibbia.
L'esperienza dunque di una storia umana, la storia di un popolo, l'esperienza di un popolo nella sua vita civile, politica e culturale: questa è la parola di Dio. Dio e l'uomo sono insieme confusi, più che confusi sono insieme uniti, e tu non accogli Dio che attraverso questo accogliere l'uomo. Per vivere tu la parola divina, devi accogliere Israele nel tuo cuore.
"e;Siamo tutti dei semiti, spiritualmente"e;, diceva Pio XI. Non lo siamo soltanto perché Israele ci ha dato la rivelazione, ma perché ci ha dato la rivelazione attraverso la sua stessa esperienza umana, la sua medesima storia. Tu comunichi con Dio se tu comunichi con tutto il popolo, tu vivi di Dio se fai tua l'esperienza di Mosè, di Isaia, di Geremia, di uomini che non sono lontani da te, che tu devi sentire padri tuoi e tuoi fratelli. "Tipo" della santità rimangono essi per te; Dio non si comunica a te se non attraverso di loro. Non è forse vero?

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martedì 10 ottobre 2017

Come Partecipare alle Udienze di Papa Francesco

Ogni mercoledì, e alcuni sabato, Papa Francesco riceve gruppi di fedeli in Udienza Pubblica, presso Piazza San Pietro o, in alternativa, nella Sala delle Udienze Paolo VI, nota anche come Sala Nervi.
L’Udienza Generale non è una celebrazione religiosa, non è una messa, ma un momento di riflessione nel quale i fedeli incontrano il Pontefice, ascoltano le riflessioni di questo e ricevono la benedizione apostolica.
Va chiarito che, per ovvie ragioni di tempo, non è possibile procedere ad un incontro individiale con Papa Francesco, anche se – soprattutto se non vi è molta gente presente e se il Papa ha del tempo a disposizione – è molto probabile riuscire a fare una fotografia con Papa Francesco e avere un contatto diretto.
Il Papa viene informato delle nazionalità dei fedeli presenti e prepara un saluto nella lingua propria di ogni nazionalità, mentre le riflessioni del Pontefice sono effettuate in italiano e ripetute nelle principali lingue internazionali.
Le Udienze Generali hanno inizio verso le ore 10.30 del mattino e, se possibile, il Pontefice ama passare tra i fedeli per un rapido scambio di saluti, una stretta di mano, un abbraccio ai malati, un bacio ai bambini o uno scambio di battute.
Particolare attenzione viene posta agli anziani, alle persone disabili, così come alle coppie sposate da meno di due mesi, i quali vengono accompagnati in apposite aree speciali vicine a Papa Francesco. Nel caso, però, delle coppie recentemente sposate, è necessario allegare una richiesta scritta del proprio sacerdote, il quale attesterà la data del matrimonio e il nominativo della Chiesa dove è stato celebrato nonché riporterà i nomi degli sposi. Con questo documento sarà dunque possibile richiedere l’accesso all’apposita area riservata.
La partecipazione alle Udienze del Pontefice non è libera: vanno richiesti i biglietti, che sono gratuiti. Questo risponde, come si comprende, a una esigenza organizzativa degli eventi e per garantire la sicurezza dei partecipanti.
Per richiedere i biglietti per partecipare alle Udienze di Papa Francesco – incombenza che consigliamo di fare con un certo anticipo – è dunque sufficiente scrivere a
Prefettura della Casa Pontificia
00120 Città del Vaticano
utilizzando l’apposito modulo di richiesta (che potrete scaricare facendo click qui) e indicando:
-> data dell’udienza generale,
-> numero dei biglietti richiesti,
-> nome del gruppo,
-> indirizzo postale,
-> telefono/fax.
Il modulo può essere inviato a mezzo posta ordinaria, all’indirizzo sopra indicato, oppure via fax al +39 06.69885863
I biglietti per partecipare alle Udienze di Papa Francesco, potranno quindi essere ritirati presso l’apposito ufficio che si trova internamente al Portone di Bronzo (ubicato nel colonnato di destra in Piazza San Pietro), dalle 15.00 alle 19.30 del giorno precedente l’Udienza per la quale si è effettuata la prenotazione o la mattina stessa dell’udienza dalle ore 8.00 alle 10.30.
In considerazione della vicinanza a Piazza San Pietro, consigliamo di alloggiare nelle seguenti strutture, che vi permetteranno di raggiungere le Udienze di Papa Francesco con un po’ di anticipo per assicurarvi i posti migliori.

lunedì 25 settembre 2017

Dedicare una domenica interamente alla Parola di Dio

«Sarebbe opportuno – ha scritto il Santo Padre nella lettera apostolica Misericordia et misera – che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo».
«Lo spunto per dare il via a questa iniziativa – dichiara Don Valdir José De Castro, superiore generale della Società San Paolo – è venuto dall’ultimo Capitolo generale della Società San Paolo, che si è svolto nel 2015. In quell’occasione i Padri capitolari hanno raccomandato a me e al mio Consiglio di farci promotori presso l’intera comunità ecclesiale, attraverso il Centro Biblico San Paolo e insieme alla Comunità di Sant’Egidio, di una Giornata mondiale della Parola di Dio, coinvolgendo adeguatamente tutti i Paesi del mondo in cui è presente la Congregazione. Tale giornata, sottolineavano i Padri capitolari, “sia occasione per valorizzare uno dei fondamenti della nostra missione, sensibilizzando alla conoscenza, alla lettura, alla diffusione e all’interiorizzazione della Bibbia, con risvolti liturgici, pastorali e apostolici”. L’iniziativa è stata fatta propria da tutta la Famiglia Paolina». Don De Castro prosegue poi evocando le parole del beato don Giacomo Alberione, fondatore e padre della Famiglia Paolina che, inaugurando nel 1960 una delle campagne storiche di diffusione della Bibbia, spiegava: «Gesù Cristo si è lasciato ai cristiani in due modi: nel Vangelo e nell’Eucaristia. Nell’Eucaristia è cibo e forza, nel Vangelo è luce e verità».
«La Parola non deve essere solo studiata ma anche amata e venerata – spiega il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi -. C’è un passo ulteriore della ricezione della “Dei Verbum” che è la venerazione della Parola di Dio e la devozione alla sacra pagina: una lettura popolare della Bibbia che era anche il sogno del beato don Giacomo Alberione e delle grandi figure che hanno pensato a una Chiesa di popolo». «In un tempo di alfabetizzazione generale», conclude Riccardi, «è inaccettabile che i cristiani restino analfabeti della Bibbia».
La “Domenica della Parola” rilancerà non solo la conoscenza della Bibbia, il grande codice della cultura occidentale, ma anche la gioia nel leggerla e riconoscerla come guida nel cammino della vita di ognuno.
Il 24 settembre è la data scelta per l’anno in corso. Una domenica che ha il compito di “inaugurare” una bella tradizione, da estendere anche a tutta la settimana successiva, puntando l’attenzione sull’effetto che la Parola di Dio può avere nella vita dei credenti.
Idealmente, il periodo di festa si concluderà la domenica successiva, il 1° ottobre, quando lo stesso Papa Francesco, in visita a Bologna, celebrerà la bellezza e l’importanza della Parola di Dio.
Il Gruppo Editoriale San Paolo ha pubblicato a luglio scorso un sussidio di 64 pagine: un piccolo strumento liturgico-pastorale destinato a suggerire e ad accompagnare le iniziative parrocchiali e diocesane per preparare e celebrare la “Domenica della  Parola”. 




domenica 10 settembre 2017

Madonna di Fatima: Gli appelli del messaggio di Fatima


Il Mistero di Fatima

La Madonna di Fatima apparve a tre pastorelli: Lucia Dos Santos, di dieci anni, Giacinta e Francisco Marto, di sette e nove anni, per sei volte, dal 13 maggio al 13 ottobre del 1917.






Viene come Madre per richiamare gli uomini alla conversione, alla preghiera e alla penitenza. Lei desidera risparmiare all’umanità i castighi che la minacciano a causa del peccato che ha invaso il mondo.
Anche se le apparizioni della Madonna di Fatima sono avvenute circa novant’anni fa, l’appello della Madonna alla conversione e alla preghiera mantiene una attualità straordinaria.
In tutti questi anni abbiamo potuto sperimentare quanto la Madonna sia stata una Mamma che ci ha condotti per mano per liberarci dai pericoli e guidarci sulla retta via, verso il suo Figlio Gesù che è Via, Verità e Vita.

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In questo periodo storico, tanto turbato dai venti di guerra, dal terrorismo, dall’odio, Lei, la Donna Vestita di Sole, ci dà una risposta storica. Con sollecitudine materna, quasi con insistenza, ci insegna che con la preghiera e la penitenza si può tornare a una vita di pace. “Che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.”1

In questi ultimi anni si è fatta sempre più pressante e insistente l’angoscia della prossimità di imponderabili eventi catastrofici fino a temere la fine del mondo. L’uomo “è invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione” (Giovanni Paolo II) . Si cerca di trovare riscontro nei “segreti” legati a varie apparizioni. Nonostante Sr Lucia lo abbia totalmente rivelato e la Chiesa ne abbia dato ampia ed esaustiva interpretazione, si vuole attribuire anche al terzo segreto di Fatima un epilogo catastrofico, tenuto nascosto.
Sr Lucia dos Santos, in obbedienza alle autorità della Chiesa ha scritto, in quattro memorie, ricche di spiritualità, di teologie e di poesia, la sua testimonianza. In tutta umiltà, nell’introduzione alla quarta memoria scriveva:

“Così pienamente abbandonata nelle braccia del Padre celeste e sotto la protezione del Cuore Immacolato di Maria, ecco che vengo, ancora una volta, a deporre nelle mani di Vostra Eccellenza i frutti di questa unica mia pianta che è l’obbedienza. Ritirata nell’angolo di una soffitta, alla luce di una misera tegola di vetro, per sfuggire il più possibile gli sguardi umani, prima di cominciare ho voluto aprire il Nuovo Testamento, il solo libro che voglio tenere davanti a me. Le ginocchia mi fanno da scrittoio, e una vecchia valigia da sedia.”2
Dopo aver scritto tutto quanto le è stato chiesto dall’Autorità ecclesiastica, a conferma di aver rivelato ogni cosa scrive dal monastero di Coimbra: “Mi trovo spoglia di tutto, come uno scheletro”3

Il testo del “terzo segreto” è stato consegnato da suor Lucia dos Santos al Vescovo di Leiria-Fatima, in busta sigillata sulla quale, aveva scritto che poteva essere aperta solo dopo il 1960. Di esso esiste un solo manoscritto. La busta sigillata fu custodita dapprima dal Vescovo di Leiria. Per meglio tutelare il « segreto », in seguito, la busta fu consegnata il 4 aprile 1957 all'Archivio Segreto del Sant'Uffizio. Suor Lucia fu avvertita di ciò dal Vescovo di Leiria.

Papa Giovanni XXIII decise di non rivelare la terza parte del « segreto ». Così pure Papa Paolo VI.

Giovanni Paolo II, dopo l'attentato del 13 maggio 1981 volle prendere visione del documento e pensò subito alla consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Compose egli stesso una preghiera per quello che definì «Atto di affidamento» da celebrarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981, solennità di Pentecoste, giorno scelto per ricordare il 1600° anniversario del primo Concilio Costantinopolitano, e il 1550° anniversario del Concilio di Efeso.

In occasione della sua visita a Fatima, il 13 maggio 1982, ebbe a dire: "Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l'intercessione della Madre, alla stessa sorgente della vita, scaturita sul Golgota... significa ritornare sotto la croce del Figlio. Di più: vuol dire consacrare questo mondo al Cuore trafitto del Salvatore, riportarlo alla fonte stessa della sua Redenzione..." Consacrarsi al Cuore di Maria vuol dire quindi arrivare a Gesù per la via più breve, al Figlio attraverso la Madre, per poter vivere con Lui una personale esperienza di amicizia e di amore.”
Suor Lucia confermò personalmente, con lettera dell'8 novembre 1989 che tale atto solenne e universale di consacrazione corrispondeva a quanto voleva Nostra Signora "Sì, è stata fatta, così come Nostra Signora l'aveva chiesto, il 25 marzo 1984"4

Nel passaggio dal secondo al terzo millennio il Papa Giovanni Paolo II ha deciso di rendere pubblico il testo della terza parte del «segreto di Fatima».
Così scrive Suor Lucia:
J.M.J. 


La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima. 

Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre. 
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. 

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Il commento teologico del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Card. Ratzinger si conclude così:

Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. […]
«Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.6


Siamo invitati a cogliere il meraviglioso messaggio di speranza che ci viene dalla Donna vestita di Sole, messaggera della infinita Misericordia di Dio, su cui si infrangono e si spengono le fiamme della spada tenuta dall’angelo dell’apparizione. Non si deve perciò , speculare con morbosa curiosità e sospetto sulle presunte catastrofi che il terzo segreto di Fatima conterrebbe e che la Chiesa avrebbe tenuto nascosto.

E’ la durezza del cuore, la mancanza di volontà di convertirsi, di cambiare la propria vita passando dal male al bene, che spinge molte persone a crearsi l’alibi delle profezie terroristiche.

In una lettera che Suor Lucia inviò al Santo Padre il 12 maggio 1982 scriveva: "E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili".7 

Accogliamo gli appelli di Nostra Signora di Fatima, che ci invita alla preghiera e alla penitenza, perché possiamo aprire il cuore alla conversione.
Ecco i punti principali:

“Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra.” Sr. Lucia ha scritto, parlando dell’appello della Madonna al mondo da Fatima: “questo invito non vuole riempire le anime di paura, ma è solo urgente richiamo, perché da quando la Vergine Santissima ha dato grande efficacia al Santo Rosario, non c’è problema né materiale né spirituale, nazionale o internazionale che non si possa risolvere col Santo Rosario e con i nostri sacrifici. Recitato con amore e devozione, consolerà Maria, tergendo tante lacrime dal suo Cuore Immacolato.” 8

“Volete offrirvi a Dio, pronti a sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in riparazione dei peccati con cui Egli è offeso, e per ottenere la conversione dei peccatori?”I tre pastorelli di Fatima risposero di si. 

“Non ti scoraggiare - disse la Madonna a Lucia - il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio.” Questa è la via proposta da Maria! E Maria ha indicato anche una meta: “Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. E ha posto un meraviglioso sigillo: "Alla fine, il mio Cuore Immacolato Trionferà!!"

Dio stesso, per il tempo difficile che viviamo, ci viene in soccorso attraverso l’amore materno di Maria, e ci indica la via della salvezza.

In tutti questi anni tantissime persone hanno accolto l’accorato appello di Nostra Signora e si sono messe in cammino per tornare a Dio. Tanti pellegrini hanno scritto a suor Lucia per chiedere consigli, preghiere e aiuto nel cammino di conversione.

Suor Lucia, come risposta ai devoti della Madonna e ai pellegrini, ha preparato uno scritto che raccoglie pensieri e riflessioni che esprimono i suoi sentimenti e la sua limpida e semplice spiritualità. Dopo essere stato sottoposto alla approvazione dell’ Autorità ecclesiastica, il testo è stato pubblicato con il titolo “Gli Appelli del Messaggio di Fatima” .
 
Così lo presenta P. Jesus Castellano Cervera ocd: "Un libro che è insieme Vangelo e catechismo di Fatima, chiamato a confermare nella fede tutti i devoti della bianca e bella Signora di Cova di Iria, a diffondere nel terzo millennio cristiano il “Mandamento di Maria”, il ritorno alla sorgente pura del Vangelo, secondo la sua Parola a Cana: “Fate quello che vi dirà” Un messaggio che fa sentire l’anelito del Materno Cuore Immacolato di Maria, una pressante chiamata universale alla santità per la pace del mondo e la salvezza di tutti in Cristo”. 9
Regina Mundi è lieta di presentarvi questo bellissimo libro-catechesi di suor Lucia, in formato AUDIO MP3 scaricabile, con appuntamenti giornalieri. 
A tutti l’augurio che possa essere un’occasione di serenità e di pace.








domenica 11 giugno 2017

SANTISSIMA TRINITA'


LA sapienza della Chiesa pone la solennità della Santissima Trinità dopo la Pentecoste; non si possono penetrare i misteri divini senza lo Spirito Santo che egli ci ha lasciato in eredità. Dio si è progressivamente rivelato ai patriarchi e ai profeti. La misericordia e la fedeltà di Dio convinsero Mosè a chiedere all’Altissimo di camminare con il popolo. Bisognerà arrivare alla manifestazione di Cristo Gesù, per cogliere l’intima essenza della Santissima Trinità. Nell’odierna celebrazione, lo Spirito Santo, ci rivela che il Padre e il Figlio desiderano ardentemente avvicinarsi agli uomini e donare la vita eterna ai credenti (Vangelo). Se il firmamento è sfuocato dalle nubi delle nostre occupazioni e il trono del suo regno è così distante dai nostri abissi, che pur Egli dice di poter penetrare: «Fatevi coraggio a vicenda», esorta san Paolo (II Lettura).
L’iniziativa del Padre e del Figlio è di stare accanto all’umanità ancora oggi. Lo Spirito Santo, invocato per la comunità di Corinto, si fa dono e impegno per i battezzati nel nome della Trinità. Noi siamo il tempio santo abitato dallo Spirito.

Fr. Gianfranco Tinello, OFMCap



martedì 6 giugno 2017

Santo Spirito


  1. Forza attiva o persona divina?


Lo Spirito Santo è lo Spirito di Dio (Matteo 3,16; Romani 8,9; ) ed anche lo Spirito di Cristo (Galati 4,6; Filippesi 1,19; 1 Pietro 1,11). Egli è Signore (2 Corinzi 3,17) e dà la vita (Romani 8,11) e procede dal Padre e dal Figlio (Luca 24,49; Giovanni 7,37-39; Giovanni 15,26; Giovanni 16,7; Giovanni 20,22; Atti 2,33; Tito 3,6) e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti (2 Pietro 1,21). Conosce tutte le cose (Isaia 40,13; 1 Corinzi 2,10-11) ed ha preso parte attiva alla creazione (Genesi 1,2) ed alla redenzione (Atti 7,51).



Non si tratta quindi solo di una energia emanata da Dio ma di una vera e propria persona che conferisce forza e potenza agli uomini (Giudici 16,6 e Atti 1,8). La personalità dello Spirito Santo emerge chiaramente da tutto il Nuovo Testamento ed un attento esame di alcuni versetti mostra chiaramente che non siamo in presenza di allegorie, similitudini, parabole  o esempi figurati. I seguenti punti risultano difficilmente spiegabili se si considera lo Spirito Santo solo una forza attiva impersonale:



  • la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà infatti perdonata (Matteo 12,32);
  • il battesimo va conferito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28,19);
  • lo Spirito Santo insegnerà e ricorderà ogni cosa agli apostoli (Giovanni 14,26);
  • lo Spirito Santo guiderà in tutta la verità e insegnerà le cose future (Giovanni 16,13);
  • Anania e Saffica mentirono allo Spirito Santo (Atti 5,3);
  • lo Spirito Santo parlò a Pietro per indirizzarlo alla casa di Cornelio (Atti 10,19-20);
  • lo Spirito Santo parlò alla Chiesa di Antiochia affinché consacrasse Barnaba e Saulo per una missione (Atti 13,2);
  • lo Spirito Santo guidò il concilio di Gerusalemme (Atti 15,28);
  • lo Spirito Santo vietò agli apostoli di evangelizzare la provincia di Asia (Atti 16,6);
  • lo Spirito Santo costituì i vescovi di Efeso (Atti 20,28);
  • lo Spirito Santo profetizzò la prigionia di Paolo per bocca del profeta Agabo (Atti 21,11);
  • nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio (Romani 8,11);
  • lo Spirito Santo distribuisce i doni come vuole (1 Corinzi 12,11);
  • il Signore è lo Spirito (2 Corinzi 3,17);
  • non bisogna rattristare lo Spirito (Efesini 4,30);
  • lo Spirito Santo espressamente dice (1 Timoteo 4,1).



  1. Chi riceve il dono dello Spirito?



Nel Vecchio Testamento lo Spirito Santo venne dato da Dio solo ad alcune persone come i patriarchi, i giudici, i profeti ed i re (vedasi Genesi 41,38; Esodo 31,3; Numeri 11,24-30; Giudici 14,6; 1 Samuele 10,6; 1 Samuele 16,14; Neemia 9,20; Isaia 11,2).  Nel Nuovo Testamento, invece, lo Spirito Santo viene invece elargito in abbondanza (Atti 2,33). Dio è infatti Spirito (Giovanni 4,24) e ha distribuito il suo Spirito (Ezechiele 36,27; 1 Giovanni 3,24; 1 Giovanni 4,13) soprattutto dopo la resurrezione di Gesù Cristo (Giovanni 16,7; Atti 2,1-4). Descritto come acqua viva (Isaia 55,1-3; Ezechiele 36,24; Giovanni 4,10-14; Giovanni 7,37-39; Apocalisse 22,17) viene donato:



  • a tutti quelli che hanno creduto ed hanno accettato il battesimo (Atti 2,38; Romani 5,5; Romani 8,9; 2 Corinzi 1,22; Efesini 1,13; 1 Giovanni 4,13);
  • a tutti quelli che lo chiedono con fede (Luca 11,13; Giacomo 1,5);
  • a tutti quelli che si sottomettono a Dio (Atti 5,32; 1 Giovanni 3,24; 1 Giovanni 4,13);
  • a tutti coloro che sono stati confermati nella fede con l'imposizione delle mani (Atti 19,5; Ebrei 6,2);
  • ai legittimi pastori della Chiesa per guidare i credenti (Atti 20,28; 1 Timoteo 4,14; 2 Timoteo 1,6) ma non ai falsi profeti ed ai falsi dottori (Giuda 1,19; 2 Pietro 2,17);
  • a tutta la chiesa per insegnare ogni cosa e rammentare le parole di Cristo (Giovanni 14,26), per rendere testimonianza a Gesù (Giovanni 15,26), per convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (Giovanni 16,8-9), per guidare nella verità ed annunciare le cose future (Giovanni 16,13).




  1. I frutti dello Spirito



Coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo e non lo hanno spento (1 Tessalonicesi 5,19), rattristato (Efesini 4,30) o bestemmiato (Matteo 12,32) si distinguono per:

  • la fede, la speranza e la carità (1 Corinzi 13,1-13);
  • i frutti dello Spirito cioè amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di se (Galati 5,22);
  • il culto in Spirito e Verità (Salmo 50,23; Giovanni 4,24; Romani 12,1; 2 Corinzi 3,17; Filippesi 3,3; Ebrei 13,15; 1 Pietro 2,5; Apocalisse 1,6 e 20,6);
  • la vita nuova in Cristo (Romani cap. 8; Galati cap. 5-6; Efesini cap. 4-5-6; Colossesi cap. 3-4; 1 Giovanni cap. 1-2-3-4-5);
  • i doni di sapienza, di scienza, di intelligenza, di consiglio, di fortezza, di pietà e di timore del Signore (Isaia 11,2).




  1. Chiesa e Spirito Santo



Alla Chiesa è stato, infatti, affidato il dono di Dio, come il soffio alla creatura plasmata, affinché tutte le membra, partecipandone siano vivificate; in lei è stata deposta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, pegno di incorruttibilità, conferma della nostra fede e scala della nostra ascesa a Dio. Infatti “nella Chiesa -dice- Dio pose apostoli, profeti e dottori” (1 Corinzi 12,28) e tutta la restante opera dello Spirito. Di Lui non sono partecipi tutti quelli che non corrono alla Chiesa ma si privano della vita a causa delle loro false dottrine ed azioni perverse. Perché dove è la Chiesa, lì è anche lo Spirito di Dio; e dove è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa ed ogni grazia. Ora lo Spirito è verità. Perciò quelli che non partecipano di Lui, non si nutrono al seno della madre per la vita, né attingono alla purissima sorgente che sgorga dal corpo di Cristo ma “si scavano cisterne screpolate” (Geremia 2,13) fatte da fosse di terra e bevono l’acqua fetida di un pantano; essi fuggono la fede della Chiesa (1 Timoteo 6,20 e 2 Timoteo 1,14) per non essere smascherati e respingono lo Spirito per non essere istruiti (Ireneo, Contro le Eresie, III, 24, 1).

La sposa di Cristo non sarà mai adultera: essa è incorruttibile e pura... Lei ci conserva per Dio. Lei destina al regno i figli che ha generato. Chiunque, separandosi dalla Chiesa, ne sceglie una adultera, viene a tagliarsi fuori dalle promesse della Chiesa: chi abbandona la Chiesa di Cristo, non perviene certo alle ricompense di Cristo. Costui sarà un estraneo, un profano, un nemico. Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre... Ecco quanto il Signore ci dice ammonendoci: «Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde» (Matteo 12, 30). Chi spezza la concordia, la pace di Cristo è contro Cristo e chi raccoglie fuori della Chiesa disperde la Chiesa di Cristo. II Signore dice: «Io e il Padre siamo uno» (Giovanni 10, 30). E ancora sta scritto del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: «E i tre sono uno (1 Giovanni 5,7) ». Ebbene può forse esserci qualcuno che crederà si possa dividere l'unità della Chiesa, questa unità che viene dalla stabilità divina e che è legata ai misteri celesti, e penserà che si possa dissolvere per la divergenza di opposte volontà. Chi non si tiene in questa unità non si tiene nella legge di Dio, non si tiene nella fede del Padre e del Figlio, non si tiene nella vita e nella salvezza. Questo mistero dell'unità. questo vincolo di concordia stretto alla perfezione, ci è indicato nel vangelo là dove si parla della tunica del Signore Gesù Cristo: essa non è per niente divisa né strappata; ma si gettano le sorti sulla veste di Cristo, sicché chi dovrà rivestirsi di Cristo riceva la veste intatta e possieda indivisa e integra quella unica. Cosi leggiamo nella divina Scrittura: «Quanto poi alla tunica, poiché era senza cuciture dall'alto al basso e tessuta d'un pezzo, si dissero a vicenda: non stracciamola ma tiriamola a sorte a chi tocchi» (Giovanni 19, 23). Lui porta l'unità che viene dall'alto, che viene cioè dal cielo e dal Padre: tale unità non poteva essere affatto divisa da chi la ricevesse in possesso, conservandosi tutta intera e assolutamente indissolubile. Non può possedere la veste di Cristo chi divide e separa la Chiesa di Cristo (Cipriano, L’Unità della Chiesa Cattolica, VI e VII).

Lo Spirito Santo costituisce, nella Chiesa, i profeti, istruisce i maestri, dispone le lingue, opera i prodigi e le guarigioni; compie azioni meravigliose, concede il discernimento degli spiriti, assegna i posti di comando, suggerisce i consigli, dispone ed attribuisce tutti gli altri carismi; così rende perfetta e completa la Chiesa del Signore in ogni luogo ed in ogni cosa. ...È lo Spirito Santo che reprime le cupidigie insaziabili, blocca le libidini sfrenate, spegne gli ardori illeciti, supera gli impeti della passione ardente, allontana l'ubriachezza, soffoca l'avarizia, fugge le connivenze lussuriose, intreccia gli amori casti, stringe gli affetti, respinge le sette, illumina le regole della verità, confuta i faziosi, allontana i malvagi, custodisce i Vangeli ….È lui che negli apostoli rende testimonianza a Cristo, nei martiri mostra la costanza della fede, nelle vergini circonda di carità insigne la mirabile castità, nei fedeli custodisce incorrotta ed incontaminata la dottrina del Signore. È lui che annienta gli eretici, corregge gli erranti, condanna gli infedeli, smaschera i bugiardi, rimprovera i malvagi, custodisce la Chiesa incorrotta ed inviolata, nella santità di una perpetua purezza e di una verità eterna.  (Novaziano, La Trinità, XXIX)

Non può essere che chi ascolta lo Spirito s’immagini una natura circoscritta, soggetta a mutamenti e ad alterazioni, o del tutto simile ad una creatura. Costretti ad innalzarci col pensiero a quanto è più alto, dobbiamo pensare ad una natura intelligente, d’illimitata potenza, d’infinita grandezza, senza dimensione di tempo e di secoli, generosa elargitrice dei propri beni. A lui si rivolge tutto ciò che ha bisogno di santificazione; lui desiderano ardentemente tutti quelli che vivono secondo virtù: dal suo soffio sono come rinvigoriti ed aiutati a raggiungere il loro progetto proprio e naturale. Capace di perfezionare gli altri, egli per sé non viene meno in nessuno; vive senza bisogno di ricostruire le sue forze ed anzi è datore di vita; non ingrandisce per progressivi accrescimenti, ma è pienezza continua; è stabile in sé ed è, allo stesso tempo, ovunque fonte di santità e luce intelligibile. Ad ogni potenza razionale offre da se stesso come un’illuminazione per la ricerca della verità. Per natura inaccessibile si può comprendere per la sua bontà, ogni cosa riempie con la sua potenza, ma si comunica solo a chi ne è degno, non seguendo una sola misura, ma distribuendo la sua energia in proporzione alla fede. Semplice nell’essenza, è vario nella potenza, tutto intero è presente in ciascuno e tutto intatto è presente ovunque.  Si divide e resta impassibile; conservando la propria integrità si comunica, a somiglianza di un raggio solare, del cui beneficio gode colui che ne fruisce come s’egli fosse il solo, mentre illumina la terra ed il mare e si mescola all’aria. Così anche lo Spirito presente in ognuno che sia capace di accoglierlo, come se fosse il solo, emette la grazia in pienezza e a sufficienza per tutti. Ne gioiscono quelli che ne partecipano, secondo la capacità, non del suo potere, ma della loro natura. (Basilio, Lo Spirito Santo, IX, 22)


  1.  Il Consolatore


Lo Spirito Santo è chiamato Consolatore παρακλητος (paraklêtos), termine greco che può essere tradotto come difensore, soccorritore e consolatore. (Giovanni 14,16; Giovanni 14,26; Giovanni 15,26; Giovanni 16,7). Lo Spirito Santo consolò realmente i cristiani del grande dolore per il ritorno di Cristo al Padre e convinse il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché il mondo non credette in Cristo; quanto alla giustizia, perché Cristo tornò al Padre e quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo fu finalmente giudicato. Cristo ricordò poi che o Spirito di verità, avrebbe guidato la Chiesa alla verità tutta intera (Giovanni 16,8-14).

Di fatto, Dio è da sempre il Consolatore del suo popolo e si definisce chiaramente come Colui che ci consola (Isaia 51,12; Isaia 61,2 e Salmo 94,19), come l’Iddio della pazienza, delle misericordie e di ogni consolazione (Romani 15,5 e 2 Corinzi 1,3), cioè come il datore di una consolazione potente (Ebrei 6,18) ed eterna (2 Tessalonicesi 2,16). Egli è colui che consola gli afflitti (2 Corinzi 7,6) e ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio (2 Corinzi 1,4). La speranza nella futura resurrezione dei morti e nel ritorno del Cristo glorioso dovrebbero essere l'oggetto della consolazione di ogni credente (1 Tessalonicesi 4,18) così che alla consolazione e all'edificazione reciproca siamo tutti chiaramente invitati (1 Tessalonicesi 5,11). Inoltre, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza (Romani 15,4).



  1. Dossologie trinitarie


Troviamo nella liturgia della Chiesa dei primi secoli alcune dossologie trinitarie, del tipo:

·         Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo”;
·         "Gloria al Padre ed al Figlio con lo Spirito Santo, nella Santa Chiesa”;
·         Gloria al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo

La terza dossologia fu cara agli ariani nel IV secolo, mentre delle prime due danno ampia testimonianza alcuni Padri della Chiesa, già prima del Concilio di Nicea (vedansi, ad esempio, Clemente, Lettera ai Romani, I, 58; Giustino, Apologia, I, 67; Martirio di Policarpo, XIV e XXII; Clemente Alessandrino, Il Pedagogo, III, 12; Ippolito, Contro Noeto, XVIII; Ippolito, Tradizione Apostolica, IV-VI-VII-VIII-XXXI; Dionigi Alessandrino, Sull'accusa e la difesa, fr. 16, PL 5, 128B; Giulio Africano, fr. 19, PG 10, 93A; Basilio, Lo Spirito Santo, I, 3; XXVII, 68; XXIX, 72).

Si tratta di testimonianze importanti perché nell’Antico Testamento, la dossologia “A Te sia gloria nei secoli dei secoli” è un’espressione di adorazione rivolta solo a Dio (1 Cronache 29,11; Salmo 29,2; Salmo 104,31). Nel Nuovo Testamento è però rivolta anche a Cristo (Daniele 7,14; 2 Timoteo 4,18; 2 Pietro 1,17; 2 Pietro 3,18; Ebrei 13,20-21; Apocalisse 1,6) e congiuntamente al Padre ed al Figlio (Apocalisse 5,13). Inoltre richiami espliciti all’uguale dignità dello Spirito Santo sono spesso presenti. Vedasi, ad esempio:

·         Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28,19);

·         Uno solo è lo Spirito, …uno solo è il Signore, …uno solo è Dio" (1 Corinzi 12,4-6);

·         La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi (2 Corinzi 13,13);

·         Egli [Cristo] è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito (Efesini 2,17-18);

·         Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità (2 Tessalonicesi 2,13);

·         Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro (Tito 3,4-6);

·         Eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza (1Pietro 1,2);

·         Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna (Giuda 20-21);

·         Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello (Apocalisse 22,1).




 La formula dogmatica con cui si dichiara che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio viene comunemente detta “Filioque”. Il contenuto dottrinale del “Filioque” non era presente nel Credo di Nicea e fu aggiunto al simbolo niceno a partire dal III Concilio di Toledo (589 d. C.), diffondendosi poi in Francia, in Germania ed in Italia. La dottrina del “Filioque” sembra condivisa sia da alcuni grandi Dottori dell'Oriente (Efrem, Atanasio, Basilio, Epifanio, Cirillo d’Alessandria, Massimo, Giovanni Damasceno) che da importanti Padri dell’Occidente (Tertulliano, Ilario, Ambrogio, Agostino). Ai tempi di Carlo Magno, alcuni monaci latini iniziarono a cantare il Credo con il "Filioque" a Gerusalemme, provocando l’inizio di una grave controversia con i cristiani di lingua greca. Papa Leone III (809), chiamato a risolvere la contesa, non condannò la nuova dottrina ma invitò alla prudenza e vietò l'introduzione del "Filioque" nel Credo, richiamandosi al tassativo divieto di alterare il simbolo niceno, già chiaramente sancito dal Concilio di Costantinopoli (381). Dal tempo di Fozio (secolo IX) il “Filioque” diventò la principale causa di controversie tra la chiesa latina e le chiese d’oriente. Dopo lo scisma (1054) tra la chiesa bizantina e quella romana, la liceità del "Filioque" venne ribadita dai latini nel IV Concilio Lateranense (1215) e nel Concilio di Lione (1274). La questione del “Filioque” fu temporaneamente risolta dai greci ortodossi e dai latini cattolici nel Concilio di Firenze (1439), ammettendo la processione dal Padre e dal Figlio come da un unico principio: la ricomposizione delle divisioni fu purtroppo di breve durata, perché tale concilio fu quasi subito rigettato dagli ortodossi. Non è nostra intenzione esaminare qui in modo analitico la millenaria controversia, considerato anche che oggi, soprattutto nella chiesa cattolica, esistono interessanti riflessioni e promettenti aperture. Ci limitiamo ad osservare che gli ortodossi vedono nel Padre la sola fonte da cui derivano il Figlio e lo Spirito Santo, mentre i cattolici credono che lo Spirito Santo proceda sia dal Padre che dal Figlio come da un unico principio. Secondo i cattolici, comunque, la processione dal Padre sarebbe principiale ed originaria, mentre la processione dal Figlio risulterebbe secondaria, donata, comunicata, derivata, ricevuta e mediata. A sostegno della doppia processione dello Spirito Santo sono spesso citati soprattutto i seguenti passi della Scrittura:

·          E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto [Luca 24, 49]
·          Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva; chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».  Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. [Giovanni 7,37-39]
·          Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza [Giovanni 15,26]
·          Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. [Giovanni 16,7]
·          Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. [Giovanni 16,13-15]
·          Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». [Giovanni 20,22-23]
·          Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. [Atti 2,33]
·          Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro. [Tito 3,4-6]
·          Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello [Apocalisse 22,1]


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