Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



domenica 27 novembre 2016

Prima settimana d'avvento

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! 

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.




Avvento vuol dire venuta e vuol dire attesa. Il Signore è già venuto, nel mistero dell’Incarnazione, ma deve ancora venire. C’è in noi uno spazio esistenziale vuoto della sua presenza: «venne fra i suoi, / e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11). Gesù ancora «sta alla porta e bussa» (Cfr Ap 3,20). Saprà il nostro cuore aprirgli la porta? 
La nostra è un’attesa vigilante e orante, dove si uniscono le preghiere di nostalgia, di invocazione e di speranza. L’Avvento è un tempo forte dell’anno liturgico, ma è contemporaneamente la connotazione di tutta la nostra vita. La nostra vita è un Avvento. Gesù è “Colui che viene” (Cfr Ap 1,8), viene sempre, non finisce mai di venire. 
Noi desideriamo la sua venuta mentre prendiamo coscienza del vuoto di Vangelo nella nostra esistenza: Gesù è assente, non perché vuole essere assente, ma perché noi lo abbiamo rifiutato. A Maria di Magdala Gesù chiede: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15). E lei, agli angeli aveva detto: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto» (Gv 20,13). 
Anche noi possiamo dire: hanno portato via il mio Signore dalla nostra società scristianizzata. E io lo cerco, lo cerco affannosamente, appassionatamente. Lo cerco e piango per la sua dolorosa assenza. 
L’Avvento è una ricerca profonda di Cristo, è una invocazione struggente della sua venuta: con i primi cristiani, anche noi invochiamo: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20). 

lunedì 7 novembre 2016

La Signora di Tutti i popoli




Il 25 marzo 1945 la Madonna è apparsa ad Amsterdam a Ida Peerdeman (†1996).
Era la prima di 56 apparizioni avvenute tra il 1945 e il 1959.


L’origine soprannaturale delle apparizioni è stata attestata il 31 maggio 2002 dal vescovo diocesano.
La Madonna si presenta con il nuovo titolo di “Signora di tutti i Popoli” o “Madre di tutti i Popoli”, col quale vuole essere conosciuta e amata in questo tempo da tutta l’umanità.


In una profetica e impressionante visione mostra la situazione nella Chiesa e nel mondo. Gradualmente, nei suoi messaggi, Maria rivela un piano col quale Dio, tramite la Madre, vuole salvare il mondo e prepararlo ad una nuova effusione dello Spirito Santo. A questo scopo Ella dà ai popoli e alle nazioni un’immagine e una preghiera.  Lingue nelle quali esiste la preghiera. Vai al Link: Lingue nelle quali esiste la preghiera





SIGNORE GESÙ CRISTO,
FIGLIO DEL PADRE,
MANDA ORA IL TUO SPIRITO
SULLA TERRA.
FA’ ABITARE LO SPIRITO SANTO
NEI CUORI DI TUTTI I POPOLI,
AFFINCHÉ SIANO PRESERVATI
DALLA CORRUZIONE, DALLE CALAMITÀ
E DALLA GUERRA.
CHE LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI,
LA BEATA VERGINE MARIA,
SIA LA NOSTRA AVVOCATA.
AMEN.

venerdì 15 luglio 2016

PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

Consacrazione al Preziosissimo Sangue di Cristo

Signore Gesù che ci ami e ci hai liberati dai nostri peccati con il Tuo Sangue, Ti adoro, Ti benedico e mi consacro a Te con viva fede.
Con l'aiuto del tuo Spirito m'impegno a dare di tutta la mia esistenza, animata dalla memoria del Tuo Sangue, un servizio fedele alla volontà di Dio per l'avvento del Tuo Regno.
Per il Tuo Sangue versato in remissione dei peccati, purificami da ogni colpa e rinnovami nel cuore, perché risplenda sempre più in me l'immagine dell'uomo nuovo creato secondo giustizia e santità.
Per il Tuo Sangue, segno di riconciliazione con Dio tra gli uomini, rendimi docile strumento di comunione fraterna.
Per la potenza del Tuo Sangue, prova suprema della Tua carità, dammi il coraggio di amare Te e i fratelli fino al dono della vita.
O Gesù Redentore, aiutami a portare quotidianamente la croce, perché la mia goccia di sangue, unita al Tuo, giovi alla redenzione del mondo.
O Sangue divino, che vivifichi con la Tua grazia il corpo mistico, rendimi pietra viva della Chiesa. Dammi la passione dell'unità tra i cristiani.
Infondimi nel cuore grande zelo per la salvezza del mio prossimo.
Suscita nella Chiesa numerose vocazioni missionarie, perché a tutti i popoli sia dato di conoscere, amare e di servire il vero Dio.
O Sangue preziosissimo, segno di liberazione e di vita nuova, concedimi di preservare nella fede, nella speranza e nella carità, perché, da Te segnato, possa uscire da questo esilio ed entrare nella terra promessa del Paradiso, per cantarti in eterno la mia lode con tutti i redenti. Amen.
 

sabato 2 luglio 2016

Dio ci ama


Dio mi ama e come? Questa è una domanda che è stata chiesta da innumerevole persone, innumerevole volte. La risposta che la Bibbia dà a questa domanda è Dio non solo ci ama ma Egli ci ama più di chiunque altro potrebbe mai amarci. Andiamo a vedere questo dalla Parola di Dio.

1. Dio ci ama – Egli diede il Suo figlio per noi

Per vedere l'amore di Dio per noi, cominciamo da 1 Giovanni 4:9. Lì leggiamo:

“In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio....”

L'amore, quando è onesto, è sempre manifestato in azione. Qui la Parola di Dio ci dice che veramente Dio ci ha amato e che il Suo amore è stato dimostrato, si è manifestato. Come? La risposta è nel resto del verso:

1 Giovanni 4:9
“In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.”

Dio ci ha mostrato il Suo amore mandando il Suo figlio, Gesù Cristo, nel mondo affinché per mezzo di lui, vivessimo. Sulla stessa linea, Giovanni 3:16 ci dice:

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato........”

Come abbiamo detto sopra l'amore sempre intraprende azione, dare, e Dio, perché ci ha tanto amato, Egli diede! Che cosa diede? Andiamo avanti nella lettura:

Giovanni 3:16-17
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.”

Dio per nessun altro motivo se non l' amore per noi, Egli si spinse, fino al punto di dare il Suo Figlio a morire per noi, affinché chiunque crede in Lui ha la vita eterna. Romani 5:6-10 dimostrano questo punto ancora più chiaro:

Romani 5:6-10
“Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto, ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira. Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”

Da notare la frase “Il proprio amore per noi”. Come Dio dimostrò il Suo amore per noi? Non solo Egli diede Suo Figlio, ma Lo diede quando noi eravamo ancora peccatori, empi, completamente indegni di qualsiasi sacrificio!

Efesini 2:1-3
“Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tuttivivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri.”

Io ho evidenziato nel passaggio sopra alcune parole che sono nel tempo passato per dare più enfasi al fatto che l'uomo che crede nel Signore Gesù Cristo e la Sua resurrezione lo stato descritto sopra è PASSATO. Noi eravamo morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati ed oggetto d'ira. Ma adesso non siamo più nessuna di queste cose! Lo stato descritto in questi versi è storia passata per noi, no realtà! È uno stato in cui noi siamo stati liberati! Ma come siamo stati liberati, da chi e perché? Efesini 2:4-9 ci dà la risposta:

Efesini 2:4-9
“MA Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù. Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.”

La parola “MA” che apre il passaggio mette contrasto tra quello che lo precede (versi 1-3) e quello che lo segue (versi 4-9). I versi da 1-3 ci danno lo stato pietoso in cui eravamo prima che credemmo. Come abbiamo letto là, noi eravamo “morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati” ed “oggetto di ira”. Ma Dio “a causa del suo grande amore per noi” cambiò tutte queste: ora invece di essere “morti in colpe e peccati” noi “siamo vivificati con Cristo” ed invece di essere un oggetto d'ira simo seduti nei luoghi celesti! Dalla prospettiva di Dio, è già stato fatto! E perché Dio fece tutto questo? A CAUSA DEL SUO GRANDE AMORE PER NOI....PERFINO QUANDO ERAVAMO MORTI NEI PECCATI”!
2. Dio ci ama - Egli ci ha fatto suoi figli

Un' altro passaggio che dimostra quanto Dio ci ama ci è dato in 1 Giovanni 3:1-2

“Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, ora siamo figli di Dio.....”

Che siamo figli di Dio è anche quello che Galati 3:26 ci dice: “perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù”! E come il passaggio sopra rende chiaro, questa è una prova di quanto Dio ci ama. In realtà “vedete quale amore ci ha manifestato il Padre”.
3. Dio ci ama – Egli ci istruisce

Abbiamo visto sopra che Dio, perché ci ama così tanto, Egli ci ha fatto suoi figli. E come un padre affettuoso Egli istruisce e disciplina i suo figli, così anche e molto meglio lo fa Dio. Come Ebrei 12:6 ci dice;

Ebrei 12:6
“perché il Signore corregge quelli che egli ama...”

Disciplina non può essere quello che ci piace ma quello di cui abbiamo bisogno. Ecco perché solo quelli che ci amano veramente prendono cura di disciplinarci. Ed ecco perché anche Dio ci disciplina: perché Egli ci ama e si prende cura di noi.
4. Dio ci ama – nessuno ci può separare dal Suo amore

La prossima e l'ultima tappa di questo breve viaggio nell'amore di Dio è in Romani 8:38-39:

Romani 8:38-39
“Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.”

Dio ci ama e non c'è assolutamente niente, né potenze, né altezze, né cose presenti né cose future potrà separaci dal Suo amore. Egli ci ama e Lui non smetterà mai di amarci. Questa è la verità della Parola di Dio.
5. Dio ci ama - conclusione

Per concludere questo articolo: noi abbiamo visto dalla Parola di Dio che Dio ci ama e questo è provato dal fatto che Egli ha dato Suo Figlio per noi, facendo questo perfino quando noi eravamo peccatori ed empi. Sarebbe stato un enorme sacrificio di fare questo per la gente giusta e buona. Ma non eravamo questo tipo di gente. Noi eravamo peccatori, empi, morti in peccati e trasgressioni. Tuttavia questo non fermò Dio: Egli ci amò e grazie del Suo amore per noi, Egli diede Suo Figlio per noi quando eravamo peccatori, affinché credendo in Lui possiamo diventare vivi in Cristo e sedersi con Lui nei luoghi celesti.

Inoltre abbiamo visto che poiché Dio ci ama, Egli ci ha fatto Suoi figli. E come un Padre affettuoso disciplina i suoi figli che ama così anche, e molto meglio Dio lo fa con noi.

Per finire abbiamo anche visto che l'amore di Dio per noi è così GRANDE e non c'è niente che ci possa separare da esso. Detto in un modo diverso:non c'è niente che potrà mai fermare Dio di amarci!

Fiducia nella Provvidenza Divina

Riflettiamo sulla provvidenza divina che continuamente sperimentiamo nella nostra vita. Per chi ha il necessario e il superfluo nella vita il vangelo della Provvidenza risulta di particolare attualità e soprattutto rassicurante,


ma per chi non ha nulla, ha problemi di sopravvivenza, di reperire il necessario ogni giorno, magari senza neppure la possibilità di alimentarsi, questa parola risulta di speranza e di incoraggiamento a non perdere l'orizzonte di una possibile vita migliore, soprattutto se scatta la generosità e la solidarietà degli altri. 
”Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall'avidità e dall'egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno". L’ itinerario di speranza cristiana, non esclude la giustizia sociale. 
Di fronte al dramma della miseria e della fame nel mondo, della mancanza di lavoro non possiamo non farci domande. C'è gente che vive nell'ozio e non vuole lavorare pur avendo la possibilità di farlo; mentre altri che vorrebbero, non trovano e sono nella sofferenza perché non sanno come alimentarsi, vestirsi, assicurare a se stesso e ai propri il necessario. A chi ha possibilità di lavorare e non lo fa ricordiamo con l'apostolo Paolo, “neppure mangi”, perché la provvidenza è anche la nostra capacità di prestare servizio e di guadagnare onestamente. C'è, poi, chi sfrutta e approfitta degli altri. L'uomo è degno di ogni attenzione da parte di Dio che considera la creatura umana la più grande messa in essere nell'atto della creazione, avendola fatta a sua immagine e somiglianza. Dio non ci abbandona nelle nostre sofferenze e nei nostri drammi quotidiani. 
Il paragone della madre che cura in modo speciale il suo figlio, ci indica il grado di attenzione che Dio ha nei confronti di ogni persona, ma Dio chiede anche la collaborazione di altri fratelli per risolvere i problemi esistenziali delle tante persone che hanno a che fare con la quotidianità. Nella collaborazione e nella condivisione, abbiamo stimoli per riscoprire la nostra appartenenza alla chiesa e alla comunità dei credenti, il nostro essere per gli altri, in quanto di tutto quello che facciamo, sia quello visibile e sia quello nascosto, di tutto dobbiamo rendere conto al Signore e nella misura in cui siamo fedeli e facciamo ogni cosa per amore, non possiamo non essere in pace con la nostra coscienza. 


Mettiamo al centro della nostra vita il Signore, abbiamo fiducia in lui e nutriamo la segreta speranza che tutto è possibile in questo mondo se ci lasciamo condurre dalla divina provvidenza in ogni cosa. Con il Salmo 61 possiamo pregare cosi: "In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio. Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore". Il Signore sa ciò che sta veramente nel profondo del nostro cuore ed ogni cosa egli ben conosce. Ciò che può darci ce lo donerà, non ci farà attendere molto, ma se qualche ritardo ci sarà è solo per verificare la nostra fede e la nostra pazienza.


Ecumenismo

Se per ecumenismo si intende lo sforzo di ricostruire l'unità visibile della Chiesa, tutta la storia della Chiesa Ortodossa appare ecumenica. La restaurazione dell'unità visibile della Chiesa non è un problema di centralizzazione ecclesiastica né di uniformità confessionale, bensì di comune fede. Una delle prime iniziative ecumeniche del nostro secolo appartiene al Patriarcato di Costantinopoli (1920) .

Fin dal 1925 le Chiese Ortodosse partecipano con i loro rappresentanti alle assemblee ecumeniche ed insieme ai Protestanti costituiscono il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Una tappa molto importante del percorso di avvicinamento si è verificato nel 1964 con l'abbraccio, a Gerusalemme, tra papa Paolo VI (Eugenio Montini) che credeva fermamente alla necessità di realizzare l’ecumenismo prima di tutto in campo ecclesiale, e il patriarca di Costantinopoli Atenagora.

Si accorse che anche in quale fratello cristiano, ma separato, c’era il vivo desiderio di superamento delle motivazioni che avevano portato alla divisione tra fratelli, e poté compiere uno dei più significativi gesti e di ecumenismo, abbracciandosi con quel fratello che aveva alcune convinzioni diverse dalle sue, e badando unicamente all’amore fraterno.

Papa Giovanni Paolo II, intenzionato come il suo predecessore allo sviluppo dei gesti di amore fraterno, ha esteso il cammino degli incontri ecumenici anche ai fratelli di religioni diverse da quella cristiana, (papa Giovanni XXIII aveva creato i primi germi quando accolse fraternamente il genero di Kruscev).

Dobbiamo augurarci tutti che il fenomeno si estenda dal campo ecclesiale a quello umano fra tutti i popoli, prescindendo dalle motivazioni di conflittualità e ponendo in primo posto il rispetto per la persona umana.

L' Ortodossia è presente nei dialoghi ecumenici con quasi tutte le famiglie confessionali; con la Chiesa Cattolica i rapporti sono ripresi il 5 gennaio 1965, quando a Gerusalemme il Papa Paolo VI ed il Patriarca Atenagora I diedero inizio al cosiddetto Dialogo della carità.

Interessante ricordare i documenti: "Orientalium Ecclesiarum" - Concilio Vaticano II - DECRETO sulle Chiese Cattoliche Orientali e "La luce dell'Oriente" - Appello all'unità con le Chiese orientali nel centenario della Orientalium dignitas di papa Leone XIII, Lettera apostolica di Giovanni Paolo II - 1995

Il vero progresso del Cristianesimo orientale non dipende dalla soppressione di diverse tradizioni religiose a vantaggio di altre, ma dalla volontà dei membri della Chiesa di intraprendere una feconda collaborazione e di sostenere un dialogo basato sulla cordialità e sulla comprensione.


mercoledì 25 maggio 2016

SANTISSIMA TRINITA'

La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l'antica liturgia romana non la conosceva.
Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".

Un Mistero non contro la ragione

Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione.
La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo».  Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).

Una possibile analogia

Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità.
L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola.
Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo.
Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.

Un grande insegnamento sull’amore vero

Fin qui cose che solitamente si conoscono. Invece ciò di cui solitamente non si parla è il fatto che il mistero della Trinità esprime chiaramente quanto l’amore debba essere giudicato dalla verità. Vediamo in che senso.
Come abbiamo già avuto modo di dire, la Trinità è costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Non si dice: dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre o dal Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo, ma: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Il tutto in una successione logica ma non cronologica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Ma – e anche questo lo abbiamo detto – non è che il Padre abbia creato il Figlio e il Figlio abbia creato lo Spirito Santo. Perché, se così fosse, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero delle creature e ciò non è.
Dunque una successione logica ma non nel tempo (cronologica). Il Cristianesimo ortodosso (quello dei Russi, dei Serbi, dei Greci, per intenderci) è lontano dal Cattolicesimo non solo perché non riconosce il Primato del Vescovo di Roma (il Papa), ma anche perché, a proposito della Trinità, non riconosce la dottrina cosiddetta del Filioque, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito Santo – secondo gli ortodossi – procederebbe solo dal Padre.
Questione di lana caprina, direbbe qualcuno. Inutili pignolerie, direbbero altri. E invece no, la questione è importante, per non dire importantissima.
Didatticamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Questo non vuol dire che nel momento della creazione il Padre agiva e il Figlio e lo Spirito Santo non partecipavano, oppure nella redenzione il Figlio agiva e il Padre e lo Spirito Santo erano assenti... Nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione... ma metodologicamente si dice così: il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica.
Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Ed ecco il punto nodale. Già in Dio è pienamente rispettata la processione logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti può diventare anche la cosa più terribile.
Facciamo un esempio. Un padre di figli lascia la famiglia perché “s’innamora” di un’altra donna: fa bene? Oggi molti risponderebbero di sì e direbbero: se lo ha fatto per amore... Due uomini o due donne s’innamorano e decidono di vivere insieme: fanno bene? Se lo fanno per amore… Ma questo è il punto. L’amore se non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Facciamo un altro esempio. Perché Hitler e i suoi decisero di perseguitare gli Ebrei? La risposta può sembrare paradossale ma non lo è: per troppo “amore” nei confronti della razza ariana. Perché Stalin decise di sterminare milioni e milioni di piccoli proprietari? Per troppo “amore” nei confronti dello Stato socialista. Perché Robespierre decise di tagliare teste su teste? Per troppo “amore” nei confronti della Rivoluzione che sentiva minacciata.  Ecco cos’è l’amore sganciato dalla verità. E, se si riflette bene, questo è uno degli errori più tipici dei nostri tempi. C’è chi si lamenta che oggi c’è poco amore. Verrebbe da dire: no, non è così, oggi ciò che manca non è l’amore, ma la consapevolezza della Verità, che è un’altra cosa! Oggi ciò che manca è la convinzione che l’amore – perché sia vero – deve essere giudicato dalla verità.
Bisognerebbe ritornare a meditare sulla natura di Dio per capire come già nella Sua intima natura è presente questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero. Solo così si potrà anche capire perché mai la Chiesa Cattolica ha tenuto fermo sul punto del Filioque.

Si afferma, con facilità, che tutti i popoli - anche i non cristiani - sanno che Dio esiste e che anche i 'pagani' credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti - è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un'intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.

Per un cattolico l'orizzonte di relazioni fondate sull'esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all'immenso, sorprendente mistero del Dio-comunione di Persone. La parola 'mistero' è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce "c'è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze". Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna".

La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l'uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.
- Diceva un musulmano: "Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?"
- Rispose un cristiano: "Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?"
Si tratta di una forma stilizzata di 'dialogo interreligioso', che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio-amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un "Dio misericordioso e pietoso" (I lettura); "Dio ricco di misericordia" (Ef 2,4).

È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere * dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, "la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre" (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l'origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l'altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.