Blog Religioso

Questo blog è rivolto a tutti quelli che hanno fame e sete di Dio



lunedì 7 marzo 2016

CIÒ CHE ACCADE IN ME

Risultati immagini per vocazione religiosaPer osservare ciò che avviene effettivamente nella propria vita, è opportuno cominciare volgendo lo sguardo verso la propria interiorità. Nessuna via verso la scoperta della propria vocazione senza questo primo passo!
Sono infatti a un punto preciso della mia storia di cui vorrei prendere coscienza. Faccio fatica a distinguere ciò che riguarda la mia psicologia e ciò che vi si gioca da un punto di vista propriamente «spirituale»; vorrei tuttavia vederci più chiaro. In quale direzione mi conducono i moti interiori che mi abitano e secondo quale criterio valutare il loro orientamento? E se imparassi a pregare e ad ascoltare, ad ascoltare la voce di Dio e quella degli altri? Tante piccole decisioni da prendere, dalle quali, in buona parte, dipenderà il seguito del mio cammino.

La propria vocazione

Risultati immagini per vocazione religiosaSiamo invitati a cambiare lo sguardo, non solamente sulla Chiesa nella società attuale, ma anche su noi stessi. Invece di fermarci sullo «spettacolo» esteriore che ci offre la Chiesa, accettiamo di essere toccati dai molteplici percorsi di coloro che, in un modo o nell'altro, ci attorniano nelle nostre comunità, ai margini o altrove; lasciamoci impressionare da ciò che ogni individuo vive con gioia o con sofferenza sul proprio cammino e rendiamoci interiormente presenti a tutti coloro che, di giorno in giorno, si lasciano condurre da Dio...
Questo semplicissimo atto di contemplazione non può restare senza effetto: interpella ciascuno di noi sul proprio itinerario. E se, per esistere oggi, questa Chiesa non potesse fare a meno del mio itinerario unico e insostituibile e della mia disponibilità a lasciare lo Spirito lavorare dentro di me? In segreto posso provare una certa sofferenza di fronte al gioco di ruoli ecclesiali che mi sembra così inadatto alla nostra epoca e, in ogni caso, senza attrattiva per me. Ma ho già parlato a qualcuno di questa sofferenza? Sicuramente è condivisa da altri. E se fossi più consapevole di ciò che Dio ha «disposto», sin dall'epoca neotestamentaria, nella sua Chiesa e delle figure variabili che questa «disposizione» ha assunto nel corso della storia, non sarei certamente portato a fare maggior affidamento sulle mie intuizioni e sulla mia creatività?
È ovvio: le riflessioni dei nostri primi tre capitoli resterebbero lettera morta se non conducessero il lettore a chiedersi concretamente ciò che Dio gli dona, in maniera unica, e come questo dono contribuisca a edificare la Chiesa; in breve, se non arrivasse a porsi in modo preciso la questione della propria «vocazione». Questo quarto capitolo vorrebbe proporgli un metodo semplice per aiutarlo su questo cammino.
Ricordiamo tuttavia, prima di proseguire, che molte indicazioni gli sono già state date nei capitoli precedenti. Ognuno di essi, infatti, terminava con qualche consiglio e con una domanda precisa: come ascoltare meglio? Come rendersi meglio conto che delle persone mi hanno già aiutato molto nella mia ricerca, al punto da essermi «identificato» con esse? Come approfittare della storia per relativizzare ciò che agita oggi la Chiesa, e comprendere meglio i mutamenti che sta vivendo e così alleggerire un po' le mie sofferenze al riguardo?
Rileggendo più attentamente l'insieme dei capitoli, si potrà notare che la nostra meditazione si basa su una specie di treppiedi: il mio itinerario assolutamente unico e ancora incompleto 

(1) - da mettere in relazione con le grandi figure bibliche di vocazione, da Abramo fino a                  Gesù e i suoi discepoli, presentate nel primo capitolo 
(2) - e da iscrivere nella storia della Chiesa, con i suoi modi di dare corpo allo stile di vita di             Cristo e dei suoi discepoli nelle società dove i cristiani vivono, e di discernere ciò che è             opportuno qui e ora 
(3) - Si presenta così davanti a noi un insieme di riferimenti da prendere sul serio o delle                «voci» da ascoltare quando intraprendiamo concretamente la nostra ricerca. 

Nella linea di ciò che è stato proposto nel secondo capitolo, ricordiamo che in ogni momento può essere utile chiedere «consiglio» a una persona in cui si ha fiducia.
In un primo tempo, vorremmo aiutare il lettore a individuare con più precisione quel che accade in lui. In un secondo tempo, esamineremo con esso una serie di «scelte spirituali» che inevitabilmente gli si presentano quando si mette alla ricerca della sua strada. Infine, presenteremo le tappe di un «cammino modello» di discernimento, metodo da seguire senza rigidità e da applicare alla sua situazione assolutamente singolare.


domenica 6 marzo 2016

La Novena alla Divina Misericordia




La Novena alla Divina Misericordia insegnata da Gesù
a Suor Maria Faustina Kowalska.



Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Primo giorno (Venerdì Santo)


Meditare su Gesù Crocifisso e sul valore delle anime (costano tutto il sangue di Gesù....)


Parole di nostro Signore: "Oggi portami l’umanità intera, specialmente tutti i peccatori, ed immergili nell’oceano della mia Misericordia. Così tu addolcirai la mia amarezza per la perdita delle anime".


Chiediamo misericordia per l’umanità intera.


Misericordioso Gesù, poiché tua prerogativa è d’aver compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma alla fiducia che nutriamo nella tua infinita bontà. Ricevi tutti nel tuo Cuore compassionevole e non respingere mai nessuno. Te lo chiediamo per l’amore che ti unisce al Padre ed allo Spirito santo.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, volgi il tuo sguardo di Misericordia sull’umanità intera, specialmente sui peccatori, la cui unica speranza è il Cuore pietoso di tuo Figlio. Per la sua dolorosa Passione, dimostra la tua Misericordia, affinché noi possiamo insieme eternamente lodare la tua potenza. Amen.


Secondo giorno (Sabato Santo)


Meditare su Gesù-Verbo e Gesù-Carne e sull’intima unione di amore tra noi e Dio.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime dei sacerdoti e dei consacrati ed immergile nella mia imperscrutabile Misericordia. Esse mi hanno dato la forza di sopportare la mia dolorosa Passione. Per mezzo di queste anime, come attraverso dei canali, la mia Misericordia si riversa sull’umanità".


Preghiamo per il clero e per i consacrati.


Misericordiosissimo Gesù, fonte di ogni bene, moltiplica sui consacrati la grazia, affinché con la parola e l’esempio compiano degnamente le opere di misericordia, in modo che tutti coloro che li vedono glorifichino il Padre che è nei cieli.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole agli eletti della tua vigna, i sacerdoti ed i religiosi, colmandoli della pienezza della tua benedizione. Per i sentimenti del Cuore di tuo Figlio concedi loro luce e forza, affinché possano condurre gli uomini sulla via della salvezza e glorificare per sempre con loro la tua Misericordia infinita. Amen.


Terzo giorno (Domenica di Pasqua)


Meditare sulla grande manifestazione della Divina Misericordia: il dono pasquale del Sacramento della Penitenza che, nell’azione liberatrice dello Spirito Santo, reca risurrezione e pace ai nostri spiriti.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami tutte le anime fedeli e pie; immergile nell’oceano della mia Misericordia. Queste anime mi hanno confortato sulla via del Calvario; esse erano una goccia di consolazione in mezzo ad un oceano di amarezze".


Preghiamo per tutti i cristiani fedeli.


Misericordiosissimo Gesù, che concedi abbondantemente le tue grazie a tutti gli uomini, accogli nel tuo Cuore infinitamente buono tutti i cristiani fedeli e non permettere che ne escano mai più. Te lo chiediamo per il tuo profondo amore verso il Padre Celeste.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, volgi uno sguardo compassionevole alle anime fedeli, eredità del Figlio tuo; per i meriti della sua dolorosa Passione, concedi loro la tua benedizione e proteggile sempre, affinché non perdano l’amore e il tesoro della santa fede, ma lodino con tutta la schiera degli Angeli e dei Santi per l’eternità la tua infinita Misericordia. Amen.


Quarto giorno (Lunedì in Albis)


Meditare sulla Paternità di Dio, sulla confidenza ed il pieno abbandono che dobbiamo avere in Lui sempre e dovunque.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami quelli che non mi conoscono ancora. Anche ad essi ho pensato nella mia amara Passione e il loro futuro zelo confortava il mio Cuore. Immergili ora nell’oceano della mia Misericordia".


Preghiamo per i pagani e gli increduli


Misericordiosissimo Gesù, tu che sei la luce del mondo, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime di coloro che non ti hanno ancora conosciuto; siano illuminati dai raggi della tua grazia, affinché glorifichino con noi i prodigi della tua Misericordia.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime dei pagani e degli increduli, perché Gesù tiene anch’essi nel suo Cuore. Portale alla luce del Vangelo: che capiscano quanto grande è la felicita di amarti; fa’ che tutte glorifichino eternamente la generosità della tua Misericordia. Amen


Quinto giorno (Martedì in Albis)


Meditare sulle parabole del buon Pastore e dei pastori infedeli (cfr. Gv. 10,11-16; Ez 34,4.16), mettendo in risalto la responsabilità che tutti abbiamo verso il prossimo vicino e lontano; in più soffermarsi a considerare attentamente gli episodi del rinnegamento e della conversione di S. Pietro (cfr. Mt 26,6975; Lc 22,31-32), dell’adultera (cfr. Gv 8,111) e della peccatrice (cfr. Lc 7,30-50).


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime dei fratelli separati, immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono quelle che nella mia amara agonia laceravano il mio Corpo ed il mio Cuore, cioè la Chiesa. Quando si riconcilieranno con la mia Chiesa, si rimargineranno le mie ferite e avrò sollievo nella mia Passione".


Preghiamo per quelli che s’ingannano nella fede


Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa e non rifiuti mai la tua luce a chi la chiede, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime dei nostri fratelli separati. Attirale con il tuo splendore all’unità della Chiesa e non permettere che ne escano mai più, ma adorino anch’esse la generosità della tua Misericordia.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime degli eretici e degli apostati che, perseverando ostinatamente nei loro errori, hanno sprecato i tuoi doni ed abusato della tua grazia. Non guardare la loro cattiveria, ma l’amore di tuo Figlio e i dolori della Passione che Egli accettò per loro. Fa’ si che ritrovino al più presto l’unità e che, insieme a noi, esaltino la tua Misericordia. Amen.


Sesto giorno (Mercoledì in Albis)


Meditare su Gesù bambino e sulle virtù della mitezza e dell’umiltà di cuore (cfr. Mt 11,29), sulla dolcezza di Gesù (cfr. Mt 12,1521) e sull’episodio dei figli di Zaccheo (cfr. Mt 20,20-28; 18,1-15; Lc 9,46-48).


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli: immergile nell’oceano della mia Misericordia. Somigliano di più al mio Cuore, e sono esse che mi davano forza nella mia dolorosa agonia. Le ho viste allora come degli angeli terrestri, vigilanti sui miei altari. Sopra di loro verso i fiumi delle mie grazie, poiché soltanto un’anima umile, in cui metto tutta la mia fiducia, è capace di accettare i miei doni".


Preghiamo per i fanciulli e le anime umili


Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: "Imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore" (Mt 11,29), ricevi nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli. Poiché danno gioia al Cielo, esse sono fatte segno dell’affetto speciale del Padre Celeste: sono un mazzo di fiori profumati davanti al trono divino, dove Dio si compiace del profumo delle loro virtù. Concedi loro la grazia di lodare perennemente l’Amore e la Misericordia di Dio


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime miti ed umili e a quelle dei fanciulli che sono particolarmente care al Cuore del Figlio tuo. Nessuna anima assomiglia più di loro a Gesù; il loro profumo si alza dalla terra per giungere al tuo trono. Padre di Misericordia e di Bontà, per l’amore che porti a queste anime e per la gioia che provi nel guardarle, ti supplichiamo di benedire il mondo intero, affinché noi possiamo glorificare eternamente la tua Misericordia. Amen.


Settimo giorno (Giovedì in Albis)


Meditare sul S. Cuore di Gesù e sull’immagine di Gesù Misericordioso, sui due fasci di luce bianca e rossa, simbolo di purificazione, di perdono e di sollievo spirituale.


Inoltre riflettere attentamente sulla tipica caratteristica messianica di Cristo: la Divina Misericordia (cfr. Lc 4,16-21; 7,18-23; Is 42,1-7; 61,1-6.10), soffermandoci sulle opere di misericordia spirituale e corporale ed in particolare sullo spirito di disponibilità verso il prossimo comunque bisognoso.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime che onorano e glorificano particolarmente la mia Misericordia. Sono anime che più di ogni altra hanno partecipato alla mia Passione e penetrano più profondamente nel mio Spirito, trasformandosi in copie viventi del mio Cuore Misericordioso. Esse splenderanno nella vita futura di un particolare fulgore, e nessuna di loro cadrà nel fuoco dell’inferno; ciascuna avrà la mia assistenza nell’ora della morte".


Preghiamo per quelli che venerano la Divina Misericordia e diffondono la sua devozione.


Misericordiosissimo Gesù, il tuo Cuore è Amore; accogli in esso le anime che onorano e diffondono in modo speciale la grandezza della tua Misericordia. Dotate della potenza stessa di Dio, sempre fiduciose nella tua imperscrutabile Misericordia e abbandonate alla santa volontà di Dio, esse portano sulle loro spalle l’intera umanità, ottenendo continuamente per essa dal Padre Celeste perdono e grazie. Che esse perseverino fino alla fine nel loro zelo iniziale; nell’ora della morte non venire loro incontro da Giudice, ma da Redentore Misericordioso.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, volgi uno sguardo di benevolenza sulle anime che adorano e glorificano specialmente il tuo principale attributo: l’infinita Misericordia. Rinchiuse nel Cuore Misericordioso di tuo Figlio, queste anime sono come un Vangelo vivo: le loro mani sono piene di atti di misericordia e la loro anima esultante canta l’inno della tua gloria. Noi ti preghiamo, Dio benigno, di manifestare loro la tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno riposto in te, affinché così si adempia la promessa di Gesù, cioè che proteggerà durante la vita e nell’ora della morte chiunque adorerà e propagherà il mistero della tua Misericordia". Amen.


Ottavo giorno (Venerdì in Albis)


Meditare sulle parabole della Divina Misericordia (cfr. Lc 10,29-37;15,11-32;15,1-10) puntualizzando sia il sollievo della sofferenza verso i vivi e i defunti, come anche la promozione integrale dell’uomo e la necessità di avvicinare i lontani.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime che si trovano nel Purgatorio ed immergile nell’abisso della mia Misericordia, affinché gli zampilli del mio sangue ristorino la loro arsura. Tutte queste povere anime sono da me immensamente amate; esse soddisfano la Giustizia Divina. È in tuo potere portar loro sollievo offrendo tutte le indulgenze e le offerte espiatorie prese dal tesoro della mia Chiesa. Se tu conoscessi il loro tormento, non smetteresti di offrire l’elemosina delle tue preghiere e di pagare i debiti che esse hanno contratto con la mia Giustizia".


Preghiamo per le anime del Purgatorio.


Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: "Misericordia io voglio" (Mt 9,13), accogli, ti preghiamo, nella dimora del tuo Cuore infinitamente pietoso le anime del Purgatorio, che ti sono molto care, ma che devono tuttavia soddisfare alla Giustizia Divina. I torrenti di sangue e di acqua, che sgorgano dal tuo Cuore, spengano le fiamme del fuoco del Purgatorio, affinché anche là si manifesti la potenza della tua Misericordia.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime che soffrono nel Purgatorio. Per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e per l’amarezza che riempì il suo Cuore sacratissimo abbi pietà di quanti si trovano sotto lo sguardo della tua Giustizia. Ti chiediamo di guardare queste anime solo attraverso le Piaghe del tuo Figlio prediletto, perché siamo convinti che la tua Bontà e Misericordia non hanno limiti. Amen.


Nono giorno (Sabato in Albis)


Meditare sulla Madonna ed in particolare sull’Ecce, Fiat, Magnificat e Adveniat, caratteristiche indispensabili per vivere un’autentica vita sacerdotale, tutta amore verso Dio e prestazione misericordiosa verso il prossimo, comunque bisognoso.


Parole di nostro Signore: "Oggi portami le anime tiepide e immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono esse che feriscono il mio Cuore nella maniera più dolorosa. Nell’Orto degli ulivi la mia anima provò verso di loro una grande avversione. Fu per causa loro che pronunciai quelle parole: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42). Il ricorso alla mia Misericordia resta per loro l’ultima àncora di salvezza".


Preghiamo per le anime tiepide


Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa, accogli nella dimora del tuo Cuore le anime tiepide. Fa’ che si riscaldino al fuoco del tuo puro Amore queste anime gelide, che sono simili a cadaveri e ti ispirano tanta avversione. Gesù pietosissimo usa l’onnipotenza della tua Misericordia e attirale nelle fiamme più ardenti del tuo Amore, affinché, accese di nuovo zelo, siano esse pure al tuo servizio.


Pater... Ave... Gloria...


Eterno Padre, guarda con occhio pietoso le anime tiepide che sono oggetto d’amore del Cuore di tuo Figlio. Padre di Misericordia, per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e delle tre ore di agonia sulla Croce, permetti che, accese d’amore, esse glorifichino di nuovo la grandezza della tua Misericordia. Amen.


Preghiamo: O Dio, infinitamente pietoso, moltiplica in noi l’azione della tua Misericordia, affinché nelle prove della vita non disperiamo, ma ci conformiamo con una fiducia sempre più grande alla tua santa Volontà e al tuo Amore. Per nostro Signore Gesù Cristo, Re di Misericordia nei secoli. Amen.








Suor M. Faustina Kowalska.





A partire dal 1931 una suora polacca Suor M. Faustina Kowalska ebbe una serie di apparizioni di Gesù durante le quali Le chiese di far dipingere un quadro che Lo raffigurasse così come ella Lo vedeva, inoltre la invitò a far conoscere a tutti la Sua infinita Misericordia tramite la recita della Coroncina della Divina Misericordia e la partecipazione alla Festa della Divina Misericordia che si tiene la prima domenica dopo Pasqua, in Albis "L'Anima che si confesserà e comunicherà in quell'occasione avrà la completa remissione delle colpe e delle pene"

Il padre misericordioso – Rembrandt, pittore fiammingo, 1666

Il quadro si ispira alla parabola del padre misericordioso (Luca 15,11-32).
Dipinto da Rembrandt nel 1666 circa pochi anni prima della sua morte (avvenuta nel 1669). La storia biografica di Rembrandt lo ha reso capace di conferire al dipinto la sua espressività davvero unica.
Il dipinto si trova a San Pietroburgo (Russia) al museo dell’Hermitage.
La scena raffigura la conclusione della parabola, ovvero il perdono del padre nei confronti del figlio pentito della propria condotta.
La luce si sofferma sulla scena principale e cattura così l’attenzione dell’osservatore, che si trova con gli occhi alla stessa altezza del figlio pentito, come se il pittore volesse suggerire un’identificazione tra il personaggio del quadro e l’osservatore.
rembrandt06I personaggi:
1)  Il figlio più giovane: vestito di stracci logori, è in ginocchio dinanzi al padre, di cui ha sperperato le sostanze. Aveva chiesto la sua eredità (= morte!).
Il vestito è il segno della sua vita: strappata, lacerata. Il colore giallo-marrone è segno di miseria. Le cicatricisono il segno delle umiliazioni sconfitte.
piedi rivelano un viaggio umiliante: il piede sinistro è scalzo e con cicatrici (simbolo di povertà e delle sofferenze patite), il destro con mezzo sandalo logoro, ultimo brandello della sua dignità (per molto tempo le scarpe sono state simbolo di ricchezza).
Resta una sola cosa: la spada appesa al fianco (ultimo segno, pallido, della sua nobiltà, e della sua dignità di figlio).
La testa è rasata: indice di prigionia, l’essere senza una libertà (questo figlio inseguiva la libertà e si trova schiavo, privo di identità). Ma anche evoca la testa di un bambino neonato: infatti, é inginocchiato, in atteggiamento penitente (cf. «Padre ho peccato»), ma appoggia il suo capo nel «grembo del padre», nel grembo della sua misericordia, per una nuova nascita. Sarà infatti rivestito dal padre.
2) Sulla destra, un personaggio identificato col figlio maggiore.
Atteggiamento eretto, impassibile, sembra una colonna, disegnato così, stabile, certo, ma duro, con un bastone stretto fra le mani. Luce gelida. Vuoto, distanza.
(Vediamo in dettaglio le mani, il capo e il suo sguardo.)
3) Sullo sfondo si distinguono due figure anonime, non ben identificate, più o meno indiffenti, scettiche, chiaccherone, probabilmente servi o persone di casa, che ben conoscevano i fatti, le sofferenze, le dinamiche interne e ora commentano. Chissà cosa pensano..
4) Il padre, anziano accoglie il figlio con un gesto amorevole e quasi protettivo.
Particolari del padre: (é già fuori di casa ad attendere!)
a) Gli OCCHI del Padre: sono gli occhi di un cieco. Il Padre ha consumato i suoi occhi a forza di scrutare l’orizzonte in attesa del ritorno del figlio. E resi ciechi dalla lacrime; questi occhi hanno versato tante lacrime in attesa del figlio.
«Negli ultimi anni della sua vita, dopo essere stato molto provato, nell’ambito della famiglia (ha perso la moglie e dei figli) e del lavoro, – scrive Nouwen – Rembrandt comincia a dipingere persone cieche come se fossero i ciechi i veri vedenti. […] Proprio quando la sua esistenza si avvia verso le ombre della vecchiaia, quando il successo svanisce e gli splendori esteriori della sua vita impallidiscono, il pittore entra più a contatto con l’immensa bellezza della vita interiore. Qui scopre la luce che emana da un fuoco interiore che mai non muore: il fuoco dell’amore.
b) Il MANTELLO del padre, rosso, sembra voler ricopre il figlio di misericordia
c) Il vero centro del dipinto di Rembrandt è costituito dalle MANI del padre. Su di esse si concentra tutta la luce; in esse si incarna la misericordia.
  • Non sono uguali, ma sono una maschile (robusta, forte, muscolosa, che protegge, difende) ed una femminile (tenera, delicata, che accarezza). Attraverso le mani Rembrandt vuole comunicare il volto paterno e materno di Dio. Dio Padre e Dio Madre.
  • Le mani che toccano le spalle del figlio sono gli strumenti dell’occhio interiore del padre. «Il tatto sostituisce la vista». Attraverso queste mani il padre afferma di «vedere»: vede lo smarrimento di donne e uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, sente compassione per la sofferenza di coloro che hanno scelto di andarsene da casa.
  • Corrispondenza «mani del padre / piedi del figlio»: la mano destra del padre (mano femminile) corrisponde al piede sinistro del figlio, quello scalzo. La mano delicata e tenera si prende cura delle ferite, protegge la parte più vulnerabile. La mano sx del padre (mano maschile) corrisponde al piede dx del figlio, quello con mezzo sandalo: è la mano che sorregge, scuote, infonde fiducia sulla possibilità di riprendere il cammino.
  • Il cuore del padre arde dal desiderio di riportare a casa i suoi figli. Ma il suo amore è troppo grande per comportarsi così. Non può forzare, costringere, spingere o trattenere. Questo Padre offre la libertà di rifiutare o ricambiare tale amore. Le sue mani non trattengono: accolgono, benedicono: In latino, benedire è benedicere, che letteralmente significa: dire  cose buone. Il Padre vuole dire, più col tocco che con la voce, buone cose dei suoi figli. Non desidera affatto punirli.

Sono stati già troppo puniti dalla loro caparbietà interiore o esteriore. Il Padre vuole semplicemente far loro capire che l’amore che hanno cercato in vie così distorte, è stato, è e sarà sempre li per loro.
Il Padre dall’inizio della creazione ha steso le sue braccia in una benedizione misericordiosa, non-forzando mai nessuno, ma aspettando sempre; non lasciando mai cadere le braccia per la disperazione, ma sperando sempre che i figli tornino per poter dire loro parole d’amore e lasciare che le sue braccia stanche si posino sulle loro spalle.

sabato 5 marzo 2016

“Amen “


L'Ave Maria, come tutte parola Amen. È un' acclamazione ebraica intraducibile che, dalla Bibbia, fin dai primi tempi, passò nella Liturgia cristiana. Arriva dalla radice àman, ed esprime: sicurezza e verità. Per questo, Dio è chiamato l'Amen, e Gesù è detto l'Amen perché «è il testimone della verità». Amen è anche il termine col quale esprimiamo l'assenso a ciò che altri fanno o dicono a nome di tutti, specie in un contesto liturgico. Amen: così è.


“ e nell'ora della nostra morte “

L'ora della morte è l'ora più temuta e il più possibile allontanata. Ma è un'ora che inesorabilmente verrà... e per tutti. Siamo sicuri che, nella successione degli adesso, verrà un «adesso» che segnerà la fine, e, con essa, la partenza da questo mondo. A questa realtà costantemente ci richiama l'Ave Maria, anche se la recitiamo distrattamente e quasi scivolando sulla parola che non vorremmo mai pronunciare: la morte. Nell'Ave Maria quell'ora suprema si chiama proprio morte, senza camuffamenti ed eufemismi. Si chiama col suo termine immediato e vero, perché, dato la persona a cui ci rivolgiamo, non serve a nulla nascondere la realtà di un evento che è il più decisivo. Nulla ci angoscia più del pensiero della morte. Essa si presenta come una realtà assurda e scandalosa, da evitare accuratamente, da non far entrare nei discorsi abituali fra persone «normali». Ci fa paura anche se abbiamo fede Cristo, morendo, ha distrutto la nostra morte, e, risorgendo, ha ridato a noi la vita. Col suo mistero di morte e di resurrezione, ha trasformato la morte in amore di vita immortale. Ce lo dice la Fede: e per questo sappiamo che morire non è finire, ma entrare in quella vita vera, per la quale siamo nati. Tentiamo di persuaderci che la morte, sul piano fisico, è un evento biologico normale, e, sul piano cristiano, il momento più prezioso che dà senso e coronamento alla nostra esistenza.. 
Anche Gesù, sulla Croce, accolse la morte con terrore gridando al Padre tutta la sua angoscia. Che cosa possiamo fare? Possiamo continuare così ad allontanare, a minimizzare, a sottovalutare l'evento più importante e decisivo della nostra esistenza? Evidentemente no! Meglio accettare la realtà delle cose: accettare fin d'ora, per allora, quello che accadrà, e, fin d'ora prepararlo con responsabilità ed equilibrio. E proprio... con l'aiuto di Maria. Con Maria, la vita illumina la morte e la morte illumina la vita Maria, invocata con fiducia, rende tutto più semplice, più comprensibile, più accettabile, più sereno. Essa ci garantisce per l'adesso una presenza materna dolce e insostituibile. Ma mentre ci sostiene nel presente, ci dispone con serenità al futuro e a quell'ora suprema. Ci prepara alla morte, insegnandoci a vivere. La morte illumina la vita, e la vita prepara la morte, perché essa, come diceva P. Kolbe, «non si improvvisa, ma si merita con tutta la vita». 
Il pensiero della morte richiama l'urgenza di non sciupare nulla di quello che la vita offre nel suo scorrere quotidiano e di sfruttare per il meglio ogni attimo che via via essa ci dona nel suo rapido dispiegarsi. Vita e morte così mirabilmente si intrecciano in un'armonia che dona responsabilità, impegno e serenità. 
L'Ave Maria, unendo nella preghiera 1' «adesso» e 1' «ora della morte» è il ricordo e lo stimolo migliore a realizzare questa armonia salutare. All'appuntamento con la morte, tutti ci lasceranno, ma non Maria. Ad aprire quella porta sarà lei e soltanto lei. Nel momento nel quale avverrà il nostro personale incontro col suo Figlio, Giudice e Salvatore, sarà lei a parlare per noi, come madre, come amica, come avvocata potente. Entreremo nella vita eterna con l'aiuto e la protezione della mamma. Anzi: in sua compagnia! Sarà lei a prenderci per mano, a facilitarci il passaggio, a parlare con noi. Non ci ricaccerà, non ci abbandonerà, perché a lei Gesù ha detto: «ecco tuo figlio!». Di una cosa siamo sicuri: che non ci deluderà, se noi l'avremo invocata, se noi l'avremo chiamata e pregata recitando ogni giorno, in vita, la preghiera dei figli: l’Ave Maria.

“Prega per noi peccatori, adesso”

Prega per noi peccatori
Ecco allora l'invocazione: prega! Maria, prega, fa qualcosa per noi! Dì una parola in nostro favore! Intercedi presso Dio! Intercedere significa intervenire a vantaggio di qualcuno; mediare, fare dei passi a suo vantaggio; "strappare" una grazìa. Maria può intercedere, vuole intercedere, perché è dalla parte di Dio e dalla parte nostra. È stata definita: «l'onnipotenza che intercede», «l'onnipotenza supplice». Solo Dio è onnipotente, ma la potenza di Maria consiste nell'ottenere da Dio ciò che è bene per quei figli bisognosi che Dio stesso le ha affidato. Quando ci affidiamo a lei, la nostra causa, anche se disperata, è in buone mani. Ci rivolgiamo a lei consapevoli del nostro stato di «poveri peccatorì». Non abbiamo titoli e meriti da rivendicare, se non quelli di essere «iscritti nella lista dei poveri». È questa la condizione che ci dà garanzia di essere esauditi: riconoscere che siamo bisognosi di tutto, e che nulla siamo senza l'aiuto del suo divin Figlio e senza quella intercessione che ella può caldeggiare con materno amore. Prima ancora di chiedere «una grazia», poniamoci fiduciosi davanti a lei, «rifugio dei peccatori» e «madre della divina Grazìa». Poniamo la nostra «posizione personale» nelle sue mani, e, con le nostre frequenti invocazioni, chiediamole di condurci per quelle strade che lei conosce come sicure e orientate al nostro vero bene!



Adesso 
Prega per noi, adesso... L'adesso dell' "Ave Maria" richiama l'oggi del "Padre nostro": «dacci oggi il nostro pane quotidiano». La nostra fragile vita ha bisogno di quel nutrimento essenziale che è il pane. Ma proprio perché la vita umana è all'insegna della fragilità e della precarietà, ha bisogno di essere coperta e assicurata in ogni momento, e quindi adesso. Troppo spesso viviamo con lo sguardo rivolto al passato, o proiettato verso il futuro... e così perdiamo gli appuntamenti decisivi, quelli dell'oggi. Viviamo di ricordi, di rimpianti, di nostalgie... Oppure di sogni vaghi o di attese illusorie. In tal modo non sappiamo afferrare l'adesso, il momento favorevole, il messaggio di oggi, la grazia di oggi. Ma l'uomo maturo e illuminato non è distratto nei confronti del presente: lo alimenta con la memoria del passato e con l'attesa del futuro, ma lo vive intensamente, responsabilmente, nella certezza che è proprio il presente ciò che conta, e che... questo presente non tornerà mai più. Non esistono solo le rare grandi occasioni della vita; esistono invece le minuscole, modeste, normali, occasioni quotidiane... E sono tutte preziose, tutte importanti; tutte da vivere e da sfruttare con intensità gelosa: momento per momento, e quindi adesso! In questo prezioso attimo presente imploriamo l'aiuto di Maria: una presenza quindi costante, abituale, lungo il filo dei giorni feriali, nell'ambito del quotidiano. Non solo nei momenti di emergenza, quando le cose si mettono male e siamo nella disperazione, perché l'intervento della Madre non può essere sporadico, occasionale, frammentario. Una presenza familiare, che ce la rende presente nella gioia e nel dolore, nei momenti nei quali vivere è facile e in quelli nei quali il cammino si fa arduo e oscuro. Pregando adesso e per l'adesso, noi chiediamo a Maria di non «abituarci alla vita», ma di scoprirla ogni giorno per quello che realmente è: uno splendido dono che si riceve e che si deve rendere. La vita è miracolo, è sorpresa. 
È un evento sempre nuovo, sorprendente, inaudito. È un prodigio unico e irripetibile. Il giorno che spunta oggi non è qualcosa di scontato, di banale... dal momento che c'è stato quello di ieri. La vita è creazione, è invenzione dell' «Amore». Ogni giorno è la «prima volta». Non esistono giorni ordinari: ogni giorno è straordinario, insolito, «mai visto», ed è carico di novità e imprevedibilità a non finire. Maria, aiutaci a celebrare la vita con stupore e riconoscenza, ogni giorno e in ogni istante. Per non renderlo banale, inutile e triste. Per non disperderlo, per non svuotarlo, per non sciuparlo. Per ricuperare il senso della gratuità e della lode, per ritrovare la freschezza del canto, per gustare la felicità di donarla con amore e per amore. Aiutaci. Adesso.