La tradizione vuole che l'icona della Madre della Tenerezza sia stata dipinta da San Luca . In verità sembra che sia stata composta a Costantinopoli nel XII secolo. Donata dal patriarca di Costantinopoli ad un principe russo, fu collocata in una Chiesa situata nella città di Vladimir, vicino Mosca. A questa Vergine furono attribuiti numerosi miracoli tra cui la salvezza della città di Mosca che era stata assediata dai Tartari di Tamerlano . Fu proclamata protettrice della Russia.
Davanti a lei venivano consacrati i patriarchi ed incoronati gli Zar . E' l'icona più conosciuta nel mondo cristiano.
Giovanni XXIII la proclamò simbolo e patrona dell'unità delle Chiese .
L'icona veniva dipinta nel digiuno e nella preghiera ed è all'interno di questo stesso clima di preghiera che noi desideriamo che la Madre della Tenerezza ci dica in che cosa consiste essere contemplativi nel proprio Nazareth.
È l’icona esemplare della Madre di Dio della tenerezza.
I Greci la chiamano “Eleusa” = la MISERICORDIOSA,
mentre i Russi “Umilenie” = l’INTENERIMENTO.
L’appellativo greco guarda più all’atteggiamento e ai sentimenti della Madre; quello russo alle conseguenze dell’intercessione di Maria sul Figlio che s’intenerisce per Lei e per noi.
L’icona di Vladimir mostra una madre che stringe affettuosamente il figlio contro il petto. Però il suo volto, fine e aristocratico, non esprime gioia: gli occhi profondi, pieni di tristezza, guardano dritto verso i fedeli e li affascinano con la loro espressione misteriosa ed afflitta. Anche il volto del Bambino riflette gravità e concentrazione.
La Vergine è rappresentata a mezzo busto. Tiene il Bambino sul braccio destro e lo stringe contro di sé. Inclinando la testa tocca con la sua guancia quella del Figlio, che risponde appoggiando la mano sulla Madre. È da questo gesto di tenerezza che l’icona ha preso il nome.
Questo gesto è ripetuto nelle icone della Passione raffiguranti Maria che abbraccia il Figlio morto. C’è, dunque, relazione tra la sofferenza della Madre, la Passione del Figlio e la Tenerezza di ambedue. La Madre esprime la potestà di intenerire il Figlio: intercede presso di lui in favore dell’umanità. Evoca tenerezza compassionevole. Nell’icona la sofferenza si trasfigura in amore, in vicinanza, in tenerezza.
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