Blog Religioso

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venerdì 19 febbraio 2016

Meditazione della prima stazione

Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo secondo Marco. 15, 14-15

La folla gridò più forte: " Crocifiggilo! ".
E Pilato, volendo dare soddisfazione alla moltitudine,
rilasciò loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare Gesù ,
lo consegnò perché fosse crocifisso.



La sentenza di Pilato fu emessa sotto la pressione dei sacerdoti e della folla. La condanna a morte per crocefissione avrebbe dovuto soddisfare le loro passioni ed essere la risposta al grido: " Crocifiggilo! Crocifiggilo! " (Mc 15, 13-14 ecc.). Il pretore romano pensò di sottrarsi alla sentenza lavandosi le mani, come si era disimpegnato prima dalle parole del Cristo che aveva identificato il suo regno con la verità , con la testimonianza alla verità (Gv 18, 38). Nell'uno e nell'altro caso Pilato cercava di conservare l'indipendenza, di restare in qualche modo " in disparte ". Ma erano solo apparenze. La Croce alla quale fu condannato Gesù di Nazareth (Gv 19, 16), come pure la sua verità del regno (Gv 18, 36-37), dovevano toccare la profondità dell'anima del pretore romano. Questa fu ed è una Realtà , di fronte alla quale non si può restare in disparte o al margine.

Il fatto che Gesù , Figlio di Dio, sia stato interrogato sul suo regno, che per questo sia stato giudicato dall'uomo e condannato a morte, costituisce il principio di quella testimonianza finale di Dio che tanto ha amato il mondo (cf. Gv 3, 16).
Noi ci troviamo di fronte a questa testimonianza e sappiamo che non ci è lecito lavarci le mani. Impariamo a mantenere il silenzio e la serenità di fronte a ciò che ci mortifica e contraria.





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