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venerdì 19 febbraio 2016

Meditazione della terza stazione

Gesù cade la prima volta

Dal libro del profeta Isaia. 53, 4-6

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità .
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.


Gesù cade sotto la Croce. Cade per terra. Non ricorre alle sue forze sovrumane, non ricorre alla potenza degli angeli. " Credi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? " (Mt 26, 53). Non chiede questo. Avendo accettato il calice dalle mani del Padre (Mc 14, 36 ecc.), vuole berlo fino in fondo. Vuole proprio questo. E perciò non pensa ad alcuna forza sovrumana, benché esse siano a sua disposizione. Possono provare dolorosa meraviglia coloro che l'avevano visto quando comandava alle umane infermità , alle mutilazioni, alle malattie, alla morte stessa. Ed ora? Nega Lui tutto questo?
Eppure " noi speravamo ", diranno qualche giorno dopo i discepoli di Emmaus (cf. Lc 24, 21). " Se tu sei il Figlio di Dio... " (Mt 27, 40), lo provocheranno i membri del Sinedrio: "Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso " (Mc 15, 31; Mt 27, 42), griderà la folla.
E Lui accetta queste frasi provocatorie, che sembrano annullare tutto il senso della sua missione, dei discorsi pronunciati, dei miracoli fatti. Accetta tutte queste parole, ha deciso di non opporsi. Vuole essere oltraggiato. Vuole vacillare. Vuole cadere sotto la Croce. Vuole. È fedele fino alla fine, fino nei minimi particolari a questa affermazione: " Non si faccia quello che io voglio, ma quello che vuoi Tu " (cf. Mc 14, 36 ecc.).
Dio trarrà la salvezza dell'umanità dalle cadute di Cristo sotto la Croce.
Gesù ci invita a vedere  se il nostro zelo per le anime ci infonde nuova energia per andare avanti nel cammino dell'abnegazione e della rinuncia a noi stessi, oppure se il soverchio amor proprio atterra le nostre forze e non ci lascia sopportare il peso della Croce.




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